Prima giornata sanremese per Radionorba sotto il cielo grigio della città del festival.
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Sul truck e nelle interviste spazio ai giovani del festival ma anche alla storia della canzone italiana nel mondo con l’incursione di Tony Renis.
Il divo di “quando quando quando” che ha al suo attivo anche la direzione di un festival, quello del 2010 condotto da Simona Ventura, porta in diretta momenti della sua vita tra Roma e Los Angeles, da produttore e autore di musica super attivo a 77anni. Grinta e nuovi progetti sembrano i suoi segreti di attività ancora oggi, con tutto l’entusiasmo di quando aveva venti anni. Lunedì sera Tony Renis ha ricevuto il premio “numeri uno” che viene consegnato a chi ha contribuito a portare la canzone italiana e il festival nel mondo. Racconta Tony: ” è stata una serata pazzesca in cui c’erano tutti e tutta la stampa che conta. Una serata memorabile e affascinante che si è svolta al casinò di Sanremo che mi ha riportato ai miei anni”. Come trova Sanremo Tony Renis che ha vissuto il festival dai suoi albori? “L’atmosfera non è cambiata: vedo la gente che ha entusiasmo e questo è il festival dei sogni!”.
La sua avventura parti’ da Sanremo: bambino prodigio prima e poi a 21 anni ebbe il grande successo nel 1962 con “quando quando quando” che gli ha aperto le porte del mondo, lo stesso successo che ancora oggi lo fa vivere proiettato al futuro.
Il primo giovane a salire sul truck è stato Ermal Meta, di origine albanese, vissuto a Bari e ora trasferitosi a Milano ma con la Puglia nel cuore. Con i suoi 34 anni è il più grande tra le nuove proposte e sul palco dell’Ariston porta “Odio le favole”. “Odio le favole perché credo che sia molto più interessante la vita.”, ci dice. Nel suo album che si intitola “Umano” ci sono nove canzoni diverse una dall’altra, anche in fatto di suoni senza paura di andare fuori genere “Perché poi classificare le canzoni secondo i generi non è bello”, dice. Ermal è uno degli autori più prolifici della musica italiana, scrive per moltissimi dei suoi colleghi anche tra quelli in gara al festival: “Mi chiedono per chi tiferò tra i cantanti in gara…boh? sono tutti amici!”.
E’ stata poi la volta di Irama che al festival porta il brano “Cosa resterà”. Irama è un bel mix tra varie sfumature della musica: il rap e la tradizione della canzone dei grandi autori italiani. “I miei genitori mi hanno abituato all’ascolto dei grandi cantautori italiani di cui sono follemente innamorato come Guccini e De Andrè”, racconta. “Uso un linguaggio più rap per dire cose che voglio dire, cose che vanno dichiarate mentre poi condisco altri momenti della mia musica rifacendomi allo stile dei cantautori italiani. O per lo meno ci provo!”. Irama è il più giovane artista in gara e il suo nome d’arte significa “ritmo” in malese, mentre all’anagrafe si chiama Filippo Maria Fanti e la canzone che porta al festival l’ha scritta lui insieme a Giulio Nenna.
Non è da meno Francesco Gabbani che porta in gara una canzone dal titolo decisamente evocativo: “Amen”. “Nella mia canzone è intesa come parola di impatto ma non come parola religiosa”, racconta. Il suo album “eternamente ora” esce il 12 febbraio e Francesco si dice molto soddisfatto del lavoro fatto: “Mi piace molto perché ha otto tracce ed è un disco importante per me, perché con le sue canzoni rappresenta la formula con cui mi piace fare musica. Un grande connubio tra suono contemporaneo che fa anche ballare e tradizione. Il mio è un brano che fa riflettere sul senso della nostra vita di oggi, sul modo di vivere dei nostri tempi dove tutti sanno fare tutto e c’è una sorta di ribaltamento di valori con paradossi notevoli. “Amen” fa riflettere perché è la parola che diciamo quando qualcosa non va e vorremmo che un miracolo aggiustasse tutto. Invece il cambiamento dovrebbe partire da noi!”.
Angela Tangorra