Continuano le grandi manovre per comporre il nuovo Esecutivo di Palazzo Chigi, ma la premier in pectore Giorgia Meloni non si distrae dalla situazione economica del Paese e lavora a testa bassa sulla crisi energetica. “Di fronte alla sfida epocale della crisi energetica serve una risposta immediata a livello europeo a tutela di imprese e famiglie – commenta in una nota la presidente di Fratelli d’Italia – nessuno Stato membro può offrire soluzioni efficaci e a lungo termine da solo in assenza di una strategia comune, neppure quelli che appaiono meno vulnerabili sul piano finanziario. Per questo l’auspicio è che nel Consiglio Europeo sull’energia di domani, prevalga l’interesse comune e non quello particolare di qualche Stato membro”. E “su questo tema di vitale importanza per l’Italia confido nella compattezza di tutte le forze politiche”. Al richiamo risponde per primo Carlo Calenda che si dice disponibile a collaborare con Meloni “sulle cose giuste, come i rigassificatori”.
Sul Governo si attendono riconteggi e ripescaggi degli esclusi, ma la Meloni lavora alla costruzione della sua squadra. Tre o quattro ministri con portafoglio alla Lega, lo stesso numero a Forza Italia, con una pedina pesante ciascuno: è una delle ipotesi di una squadra che, tra ministri, vice e sottosegretari dovrebbe prevedere non più di 60 persone. Tra le caselle cruciali ci sono Economia, Interni, Esteri e Giustizia. Perde quotazioni l’ipotesi della suddivisione del Mef tra Tesoro e Finanze, mentre si fa strada la possibilità di spostare l’energia dall’Ambiente (oggi Mite) al Mise. Quanto ai ministeri, tra i primi nodi da sciogliere c’è quello del Viminale, che Matteo Salvini avrebbe voluto per se’ ma che la leader di FdI sarebbe orientata ad affidare ad altri: a Nicola Molteni (leghista, gia’ sottosegretario all’Interno) o al prefetto di Roma Matteo Piantedosi. In questo scenario, al segretario leghista potrebbe spettare il Mise o l’Agricoltura abbinata alla carica di vicepremier. Altre caselle delicatissime sono il Mef, gli Interni e la Giustizia. Per il primo Fdi continua a puntare su Fabio Panetta (Bce) o, in alternativa, l’ex ministro Domenico Siniscalco. Per Maurizio Leo, responsabile economico del partito, ci sarebbe un ruolo da sottosegretario. Agli Esteri, oltre al nome del coordinatore forzista Antonio Tajani, si fa quello di Elisabetta Belloni, con Giulio Terzi di Sant’Agata come vice. In questo caso, Tajani – che di certo sara’ il capodelegazione del partito – potrebbe essere spostato sul Viminale o sulla Difesa. In quest’ultimo ruolo avrebbe chance anche Guido Crosetto, che però con un tweet si tira fuori: : “Sono uscito e sto bene così”. In pole per la Giustizia ci sarebbe Carlo Nordio, con Giulia Bongiorno verso la Pa. Al Welfare potrebbe andare Luca Ricolfi, alla Salute c’e’ chi ipotizza Letizia Moratti. Se non resta in Europa, Raffaele Fitto potrebbe andare agli Affari Europei. Da casa Fdi, potrebbero entrare in squadra Francesco Lollobrigida e Fabio Rampelli. “Sono disponibile” a fare il ministro dei Beni Culturali, si e’ fatto avanti anche Vittorio Sgarbi. Per un eventuale ministero delle Riforme si parla di Marcello Pera, per la Scuola di Licia Ronzulli o Anna Maria Bernini, per i rapporti con il Parlamento spunta quello di Maurizio Lupi. Il nome di Ignazio La Russa gira come sottosegretario alla presidenza del Consiglio insieme a quello di Giovanbattista Fazzolari. La Russa, in uno altro scenario, sarebbe papabile anche alla presidenza del Senato, ruolo per cui la Lega punterebbe su Roberto Calderoli e Fi su Maria Elisabetta Casellati.
Stefania Losito