Le accise per ora non scendono, o forse sì: il Governo è pronto ad intervenire quando ci saranno maggiori
incassi dall’Iva. E il decreto che è stato approvato prima ancora di andare al Quirinale è stato già modificato. Lo annuncia la premier Giorgia Meloni cercando di placare la tensione salita alle stelle dopo le misure decise dall’esecutivo contro i rincari. I gestori vanno allo scontro aperto annunciando uno sciopero per il 25 e il 26 gennaio. Meloni, davanti a una Lega che sta a guardare, difende le scelte fatte con il provvedimento sulla trasparenza dei prezzi, ma è costretto a correre ai ripari, convocando per oggi un incontro con il settore. “Nessuna volontà di fare scaricabarile”, assicura ai tg la stessa premier. “Tutti i nostri interventi sono per calmierare l’inflazione”, aggiunge, e sulla benzina assicura: “Quello che che lo Stato incassa in più di Iva verrà utilizzato per abbassare il prezzo”.
Non è previsto alcun intervento, scandiscono fonti dell’esecutivo, dopo le parole del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti su un possibile taglio nel caso di aumento dei prezzi. Ma il consiglio dei ministri “aggiusta” una norma che gia’ esiste e consente di ridurre le accise se il prezzo supera almeno il 2% del valore indicato nel Def: in caso
di aumento del prezzo del greggio e quindi dell’Iva in un quadrimestre di riferimento, il maggiore introito incassato in
termini di imposta dallo Stato potra’ essere utilizzato per finanziare riduzioni del prezzo finale alla pompa. In cdm sono
state inoltre approvate alcune modifiche al decreto varato appena due giorni fa sulla trasparenza, garantendo che i buonibenzina saranno esentasse fino a fine anno.
Intanto si monitoreranno i prezzi che, comunque, spiega Giorgetti, sono sui livelli di agosto 2022, lontano dai picchi (sopra i 2 euro) toccati quando il governo Draghi decise gli sconti. E sarebbero sorti dubbi sull’idea di fissare un tetto per i prezzi applicati nelle autostrade.
Intanto i gestori hanno annunciato la decisione che era nell’aria: sciopero per il 25 e 26 gennaio, con presidio
sotto Montecitorio. L’obiettivo e’ “porre fine a questa ‘ondata di fango’ contro una categoria di onesti lavoratori e cercare di ristabilire la verita’”, spiegano Faib-Confesercenti, Fegica, Figisc-Confcommercio, che accusano il governo di aumentare il prezzo dei carburanti, scaricando “la responsabilita’ sui gestori”.
Per il Governo le misure adottate sono contro i fenomeni speculativi e “quindi a tutela dei distributori”, spiega il sottosegretario alla presidente del consiglio Giovanbattista Fazzolari. “Non c’è nessuna ondata di fango nei confronti dei titolari delle pompe di benzina e del settore”, cerca di svelenire il clima l’altro sottosegretario alla presidenza, Alfredo Mantovano, che a metà giornata ha annunciato la decisione di convocare un incontro con i sindacati del settore. “Per ascoltare le loro ragioni e confrontarle con le misure che il governo intende adottare e ha adottato”, spiega Mantovano che sara’ al tavolo insieme ai ministri Giorgetti e Urso. Un impegno, quello del governo, che
comunque gia’ soddisfa i gestori. “Vediamo nelle prossime ore come evolve la situazione”, dice il presidente della Faib-Confesercenti Giuseppe Sperduto.
I consumatori criticano la scelta dei benzinai: “assurdo e immotivato” lo sciopero, dice il Codacons, che presentare una
istanza urgente al Garante per gli scioperi perché blocchi la mobilitazione.
Stefania Losito