Formare e avvicinare i giovani alla politica. È l’obiettivo di “Polittica”, la scuola di formazione politica promossa dall’associazione “La giusta causa”, in programma a Bari dal 20 al 24 ottobre.
La metafora utilizzata per parlare di politica è l’acqua. “La politica è come l’acqua nella quale tutti noi nuotiamo” ha detto nella giornata di presentazione dell’iniziativa l’avvocato Michele Laforgia, presidente de “La giusta causa”. La politica dunque come qualcosa da cui non si può prescindere – come l’acqua appunto – come qualcosa che entra inevitabilmente nella nostra vita quotidiana. Spesso anche con un’accezione negativa. Da qui l’idea di dar vita a “Polittica”: quattro giornate di approfondimento e di discussione sui temi delle politiche pubbliche. Una vera e propria scuola rivolta a un massimo di 30 partecipanti tra i 18 e i 35 anni. Quota massima d’iscrizione 80 euro. Ai fuori sede verranno garantiti vitto e alloggio.
“C’è più bisogno di politica in senso alto del termine – ha detto l’avvocato Laforgia – e ciò richiede formazione e soprattutto una partecipazione dei giovani che oggi è quasi esclusivamente passiva. Dobbiamo cercare di rompere questo stereotipo che la politica è solo fatta di elezioni, di campagne elettorali, di conquiste del consenso, di compravendita dei voti. La politica è costruzione. E per costruire bisogna inevitabilmente studiare”.
Dal 20 al 24 ottobre a Bari si discuterà a Bari di temi che vanno dal lavoro, all’ambiente, passando per la politica estera. A fare da sfondo: il teatro Margherita, l’AncheCinema e museo civico. Tra gli ospiti ci saranno anche lo scrittore Gianrico Carofiglio, il presidente della Fondazione ItalianiEuropei Massimo D’Alema, lo storico Luciano Canfora e l’ex governatore della Puglia, Nichi Vendola.
“La politica è un termine polisenso – ha sottolineato ancora Laforgia – c’è una politica passiva, che è quella che si rivolge dalle élite agli elettori che non ha mediazione, che si svolge semplicemente attraverso la ricerca del leader di turno. C’è poi la politica intesa come partecipazione. Ma per partecipare bisogna conoscere, e per conoscere bisogna avere i luoghi che un tempo erano le sezioni, i partiti, i movimenti, i sindacati che solo in parte sono sopravvissuti alla tempesta del ‘900 e che noi nel nostro piccolo – certo non vogliamo sostituire – ma dei quali vogliamo dare un segnale”.
Anna Piscopo