Il garante del Movimento Cinque Stelle entra a piè pari nell’estate politica delle fibrillazioni. Sul suo blog Beppe Grillo non le manda a dire, soprattutto a Luigi Di Maio, ex collega di partito. “C’è gente che fa questo lavoro, entra in politica per diventare poi una ‘cartelletta’. Gigino ‘a cartelletta’ ora è di là che aspetta il momento di archiviarsi in qualche ministero della Nato. Ed ha chiamato decine e decine di ‘cartellette’ che aspettano come lui di essere archiviate a loro volta in qualche ministero”, si legge. Non solo attacchi a Di Maio, ma anche la ferma decisione di lasciare il tetto di due mandati nel regolamento dei cinque Stelle, che taglierebbero fuori, ad esmpio roberto Fico, Paola Taverna o Vito Crimi, gli storici del movimento. “Non so se il Movimento c’è, non c’è. Non lo so se è disintegrato, molecolare o quantico, non lo so. Una cosa però la so: ho guardato quel parlamento mentre Draghi parlava e non è il Parlamento che mi ha sconcertato, era la visione di quel Parlamento. Una visione vecchia, di gente che è lì da 30 o 40 anni – scrive Grillo – E cominciavamo ad essere dentro anche noia quella visione, pur essendo il gruppo più giovane”. “Quel Parlamento lì non se lo merita nessuno, figuriamoci Draghi e non se lo merita nemmeno l’ultimo degli Italiani”, aggiunge. “Siamo in un momento caotico – ammette Grillo – e potremmo essere morti tra 15 giorni (si riferisce al movimento, ndr), ma i nostri due mandati sono al nostra luce in questa tenebra incredibile, sono l’interpretazione della politica come servizio civile”. Siamo “un antibiotico, degli straordinari appestati”, dice. “L’Italia si merita una legge
elettorale, proporzionale con lo sbarramento, si merita una legge sulla sfiducia costruttiva, si merita tante cose e noi non siamo riusciti a farle: mi sento colpevole anche io. Ma abbiamo fatto qualcosa di straordinario: sono tutti contro di noi”.
Stefania Losito