Il pregiudicato Ignazio Piumelli, 53 anni di Molfetta nel Barese, ha una “personalità incline, in modo sistematico e incontrollato, sovente sotto l’effetto di sostanze alcoliche o droganti, alla commissione di atti violenti nei confronti delle donne con le quali intratteneva relazioni affettive perché’ geloso e possessivo”. È la motivazione con cui la Corte di Assise di Bari ha rigettato l’istanza di sostituzione della misura cautelare in carcere con gli arresti domiciliari per Piumelli.
L’uomo si trova in carcere da dicembre 2019 e lo scorso marzo è stato condannato il 21 marzo scorso alla pena di 14 anni e 6 mesi di reclusione per la riduzione in schiavitù della ex compagna di origini polacche Zlezak Malgorzata detta Margherita, 50 anni. Prescritto, invece, l’occultamento di cadavere. La morte della donna risale al 2012 ma i suoi resti furono trovati scheletriti nel maggio 2017 nelle ex acciaierie Scianatico di Bari, circa cinque anni dopo il decesso. Stando alle indagini della Squadra mobile, coordinate dal pubblico ministero Gaetano de Bari, l’uomo avrebbe picchiato la compagna per mesi, trascinandola da un dormitorio all’altro, fino a seppellirne il cadavere all’interno di una vecchia fabbrica abbandonata di Bari.
Secondo i giudici “sebbene a distanza di anni dall’epoca dei fatti” sono “tuttora non solo esistenti ma anche immutate nella loro consistenza e portata “le esigenze cautelari connesse al pericolo di reiterazione di reati della stessa specie”.
Nel provvedimento la Corte ricorda alcune vicende precedenti alla morte della 50enne polacca, tra le quali una relazione violenta risalente al 2011 nella quale la ex compagna lo definiva “un mostro” perché’ “la picchiava dandole testate – scrivono i giudici – tirandole addosso sedie, calci e pugni e minacciandola di morte con un coltello”.
Anna Piscopo