Paradossalmente non è al Sud, che mal sopporta il divario con il Nord, il comune più povero d’Italia. Stanno infatti a meno di 500 chilometri l’una dall’altra la località con il reddito più alto, Lajatico (Pisa), nel Centro Italia e città natale del tenore Andrea Bocelli, e quella più povera, Cavargna (Como), ai confini con la Svizzera.
Milano comunque rimane il comune capoluogo di provincia più ricco d’Italia, al 12esimo posto con 37.189 euro, il doppio dei 18.706 euro dichiarati a Ragusa.
Al secondo posto c’è Basiglio (Milano) con 49.325 euro, poi Portofino (Genova) con 45.617 euro, Bogogno (Novara) con 42.366 euro e Varenna (Lecco) con 42.254 euro. Dopo Milano, seguono Monza al 33/o (32.237 euro), Bergamo al 39/o (31.883 euro) e Pavia al 57/o (30.606 euro).
Il comune più ricco del Mezzogiorno è Sant’Agata li Battiati (Catania), 152/o con 28.055 euro, San Gregorio di Catania 155/o con 28.019 euro, e Cagliari che è 266/o con 26.985 euro.
I dati sono dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre (Venezia), che ha analizzato i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze riferiti alle dichiarazioni dei redditi Irpef del 2021. I 985 contribuenti residenti a Lajatico nel 2021 hanno dichiarato un reddito medio pari a 54.708 euro, e i 94 presenti nel borgo di Cavargna solo 6.314 euro.
Tra i comuni capoluogo di regione del Centronord Bologna è 92/a con 29.480 euro, Roma 120/a con 28.646 euro, Bolzano 133/a con 28.473 euro, Firenze 186/a con 27.636 euro; in fondo stanno Trieste al 680/o posto con 24.962 euro, Aosta al 771/o con 24.683 euro e Venezia al 1.034/o con 24.058 euro. In linea generale i contribuenti più abbienti abitano nelle medie/grandi città o nei comuni dell’hinterland. A centro sud L’Aquila occupa il 1.202/o posto con un reddito di 23.727 euro, Bari è al 1.363/o con 23.427 euro, Potenza al 1.674/o con 22.925 euro, Napoli al 1.876/o con 22.603 euro, Campobasso al 2.133/o con 22.239 euro, Palermo al 2.405/o con 21.850 euro e Catanzaro al 2.519/o con 21.685 euro.
Questi dati, fa sapere Cgia, non includono i redditi dei soggetti a imposta sostitutiva, o esenti da tassazione diretta, come gli interessi sui redditi di capitale e i redditi in regime forfettario, o eventuali integrazioni (reddito di cittadinanza, assegno unico, pensioni di invalidità). Non sono compresi nemmeno gli effetti del lavoro sommerso e dell’evasione fiscale.
Il nostro Paese, con questi numeri, presenta differenze molto marcate, con segnali di impoverimento che interessano anche il Nord: tra i 50 territori più “poveri” del Paese, ad esempio, 11 sono del Settentrione. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di piccolissime realtà di montagna, che hanno vissuto negli ultimi 30-40 anni lo spopolamento e un progressivo invecchiamento della popolazione rimasta.
Stefania Losito