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Cibo, bollette e benzina le spese obbligate sempre più care. Al Sud sfiorano il 60% del totale

Ogni mese le famiglie italiane spendono più di metà dello stipendio per comprare cibo, pagare bollette e benzina. Nel Sud l’incidenza delle spese fisse sfiora il 60%. I costi si aggirano intorno ai 1.191 euro, pari al 56 per cento della spesa totale che, invece, in valore assoluto si è attestata a 2.128 euro. Un’incidenza in calo rispetto al dato del 2022 (57,1 per cento), ma decisamente superiore alle quote che registravamo prima dell’avvento della pandemia. Sono i dati settimanali dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre, l’Associazione Artigiani e Piccole Imprese.
Dei 1.191 euro di spesa mensile, 526 euro sono riconducibili all’acquisto di beni alimentari e bevande analcoliche, 374 per la manutenzione della casa, bollette e spese condominiali e 291 per i trasporti, ovvero per il pieno dell’auto e per gli abbonamenti su bus/tram/metro/treni. A questi 1.191 euro vanno sommati 937 euro che, invece, sono ascrivibili alla cosiddetta spesa complementare che fa salire la spesa complessiva media nazionale a 2.128 euro.

Il gap tra Nord e Sud non accenna a colmarsi, tanto che emergono forti differenze di spesa. Certo, nel Mezzogiorno la spesa complessiva mensile tocca i 1.758 euro, mentre nel Nordovest i 2.337 euro, ma nelle spese obbligate, invece, e’ il Sud a registrare un’incidenza di queste ultime sulla spesa totale più elevata d’Italia. Se nel Nordovest e nel Nordest la quota sul totale e’ del 55 per cento circa, al Sud sale al 59,4 per cento, con picchi in Basilicata, Calabria e Campania di oltre il 60% .

“La crisi che ha interessato tantissime botteghe artigiane e altrettanti negozi di vicinato e’ sicuramente ascrivibile alle tasse, ai costi elevati degli affitti, alla concorrenza molto aggressiva praticata dalla grande distribuzione e alla forte espansione del commercio online, ma, soprattutto, dal calo dei consumi che, purtroppo, negli ultimi 10 anni ha riguardato le famiglie economicamente più fragili e quelle che costituiscono il cosiddetto ceto medio” spiega la Cgia, preoccupata del fatto che, con spese “obbligate” in grado ormai di “drenare” ben oltre la meta’ della spesa totale delle famiglie, i prossimi acquisti di Natale subiscano una frenata rispetto a quanto avvenuto nel 2023.
L’anno scorso, infatti, le stime indicano che in Italia la spesa per i regali da mettere sotto l’albero e’ stata pari a poco piu’ di 11 miliardi di euro. Quest’anno, invece, dovrebbe aggirarsi attorno ai 10 miliardi di euro (-9 per cento). Le ragioni di questa contrazione vanno ricercate nella minore disponibilità di spesa delle famiglie, a fronte delle difficolta’ economiche avvertite negli ultimi mesi, e dal fatto che sempre piu’ persone anticipano l’acquisto dei regali di Natale a fine novembre, approfittando degli sconti offerti dal Black Friday. 

Stefania Losito

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