Sette meridionali su dieci festeggiano il Natale a casa propria o dei parenti, poco più della media nazionale. Soltanto dieci su cento scelgono casa di amici, sei su cento hanno deciso di partire.
A due giorni dal Natale gli acquisti per la tavola entrano nel vivo, ma il quadro resta improntato alla prudenza: per la cena della Vigilia e il pranzo del 25 dicembre la spesa complessiva stimata e’ pari a circa 3,3 miliardi di euro, in lieve calo (circa -5%) rispetto allo scorso anno. Da un lato la voglia di festeggiare, tra tradizioni ed eccellenze della gastronomia, dall’altro si verifica una maggiore attenzione al budget, con scelte più controllate. A stimarlo è Confesercenti sulla base del consueto sondaggio sui consumi alimentari e nei pubblici esercizi condotto con Ipsos su un campione di circa mille consumatori.
Il “fuori casa” resta stabile: il 5% degli italiani sceglierà un ristorante o un pubblico esercizio, con un picco nel Centro (7%), mentre un ulteriore 2% indica una location affittata, opzione più frequente al Nord (4%) e tra gli under 34 (3%).
LA SPESA. Guardando al budget individuale, la Vigilia resta il momento “piu’ carico”. Chi organizza per la sera del 24, prevede una spesa media per acquisti alimentari e cene fuori di 62,02 euro a persona (dai 66,31 del 2024), contro i 57,42 euro del pranzo del 25 dicembre (da 60,79). In entrambi i casi, comunque, oltre un consumatore su tre cercherà di tenersi sotto i 30 euro. Nel complesso, la spesa stimata per cena di Vigilia e pranzo di Natale e’ pari a circa 119 euro a persona, poco più del 5% in meno dello scorso anno. Un ritocco al ribasso che segnala una prudenza crescente delle famiglie, su cui pesa l’erosione del potere d’acquisto. Che nel lungo periodo emerge chiaramente: nel 2015 la spesa media complessiva era 99 euro, circa il 20% in meno dei 119 euro stimati oggi (Vigilia + pranzo). Ma con un’inflazione alimentare intorno al 34% in dieci anni, a prezzi 2015 la spesa attuale equivale a circa 79 euro: in pratica l’inflazione si è “mangiata” un quinto del panettone.
IL MENU. A guidare le scelte è la tradizione, soprattutto quella regionale: la Vigilia resta legata al pesce, mentre il pranzo di Natale conferma la centralità delle carni, con ricette che cambiano da territorio a territorio. Anche sui dolci
si preferiscono – accanto a torroni, panettoni e pandori – quelli tipici locali, segno che l’identità gastronomica continua a contare. L’approccio però è più prudente: si cerca la qualità, ma ottimizzando la spesa e andando a caccia di offerte. Pesano spese obbligate più rigide e l’incertezza, che spinge a tenere un margine per gennaio: il risultato è un
Natale fedele a qualità e tradizione, ma con acquisti più razionali, tra confronto prezzi, offerte e quantità più misurate.
Stefania Losito
