
Sarà certamente approvata in via definitiva, martedì 11 marzo, alla Camera dei deputati, la riforma per l’accesso alla facoltà di Medicina e Chirurgia. A Montecitorio è previsto il voto finale ma, essendo la riforma già stata varata al Senato, l’approvazione sarà in via definitiva.
Già dal prossimo anno accademico, nelle università pubbliche, verrà abolito il quiz di ingresso. E la stessa ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, a confermarlo in una lettera al quotidiano Il Messaggero. Bernini ha anche assicurato che i tempi dei decreti attuativi saranno molto rapidi.
“L’Università italiana volta pagina – scrive la ministra – gli atenei non si presenteranno più con l’insopportabile dicitura ‘numero chiuso’ ma con le porte aperte di chi ha l’ambizione di accogliere studenti e formarli per diventare bravi medici”. Una svolta che, come detto, “si somma al superamento del test d’ingresso generando una vera e propria
rivoluzione. È un cambiamento radicale, che recepisce istanze e bisogni di migliaia di studenti e delle loro famiglie, dando ad essi un sistema più razionale e più opportunità”.
Poi spiega: “Per le Università non statali il percorso è diverso e non può e non deve essere confuso con quello, ormai tracciato, delle statali”.
LE CRITICHE DELL’OPPOSIZIONE – Alfredo D’Attorre, responsabile nazionale Università e Ricerca del Pd, Irene Manzi, deputata e capogruppo Pd in Commissione Istruzione e Marina Sereni, responsabile nazionale sanità, smontano le dichiarazioni della ministra: “Sono sorprendenti e molto lontane dal vero le parole con cui la Bernini annuncia che la riforma sul numero chiuso sarà approvata e partirà senza alcun problema dal prossimo anno accademico. In realtà, il numero chiuso resta e siamo in alto mare sull’attuazione della riforma. Questo è il governo della propaganda, ma non pensavamo ci si potesse spingere così oltre: questa è una legge delega che non abolisce il numero chiuso e al momento neppure i quiz, vista la sua assoluta genericità e i tantissimi punti da chiarire”.
“Si prevede – spiegano i dem – un semestre comune accessibile a tutti e da svolgere in modalità telematica, ma poi si dà una delega in bianco al governo sulle modalità di una selezione che comunque ci sarà. Si tratta di un pasticcio inattuabile a breve, perché la programmazione universitaria non si fa in sei mesi”. “La ministra – ribadiscono – non dà alcun chiarimento su come si accederà agli studi in Medicina dal prossimo anno accademico. Come Pd riteniamo che il sistema attuale debba essere riformato e per questo abbiamo avanzato
molte proposte, regolarmente bocciate”. “Chiediamo alla ministra di chiarire finalmente come pensa di garantire la qualità dell’offerta formativa, di realizzare una selezione efficace ed equa, peraltro in assenza di investimenti per potenziare l’accesso a Medicina, di evitare l’ennesimo regalo alle università telematiche private. Per non parlare del fatto che questa legge non risolve in alcun modo il problema relativo al numero delle borse di specializzazione e alla carenza di specialisti in settori cruciali come la medicina di urgenza o l’anestesia”, concludono i dem.
Stefania Losito