
Fedagripesca, i ricercatori hanno messo a punto una macchina per la trasformazione del crostaceo in farina proteica
Il nemico numero uno delle vongole diventa cibo per cani e gatti. Il granchio blu, flagello degli allevamenti italiani ormai da tre anni, che ha distrutto una filiera da oltre 200 milioni di euro diventa al contrario un’occasione per l’economia. Nel 2024, delle 1.894 tonnellate catturate in Veneto, appena il 38% è stato venduto per le tavole. Dunque, arriva lo slancio. Lo fa sapere Confcooperative Fedagripesca, protagonista con il Consorzio Pescatori del Polesine in ‘Fil blu’ la filiera tutta italiana che, per prima, ha trasformato un’emergenza ambientale in opportunità economica e sociale.
I ricercatori hanno messo a punto una macchina in grado di lavorare il crostaceo per ricavarne una farina proteica utilizzata per creare una ‘special edition’ di paté umido per gatti presso il suo stabilimento di Bagnoli di Sopra, nel Padovano; i felini, infatti, a differenza dei cani, sono i più esigenti e saranno loro a decretarne il successo. Lo stesso Consorzio del Polesine da settembre ha poi attivato un massiccio progetto di export verso Sri Lanka e Messico, insieme alla filiale italiana della multinazionale srilankese Taprobane Seafood.
In Toscana, invece, i pescatori di Orbetello si confrontano con la Francia per trovare strategie comuni anti-granchio: basti pensare che, da giugno, per ogni pesce catturato nelle reti finiscono fino a 40 granchi in grado di arrivare fino a 25-30 metri di profondità.
Stefania Losito