La pasta non fa ingrassare. Notizia “choc” che spazza via quello che era ormai un luogo comune. Lo dice uno studio, tutto italiano, condotto dall’Istituto di ricerca “Irccs Neuromed” di Pozzilli (Isernia), cofinanziato da Barilla, che ha esaminato i dati di due ricerche, Moli-sani e INHES (Italian Nutrition & HEalth Survey). La ricerca ha esaminato le abitudini alimentari di 23mila persone rilevando come la miglior forma fisica (rapporto vita/fianchi, girovita, soprappeso) viene riscontrata in chi consuma pasta e non in chi la pasta non la tocca. La pasta ha un indice glicemico moderato. “Una bibita zucc
herata o uno snack confezionato – spiega Licia Iacoviello, ricercatrice di Neuromed – sono ricchi di zuccheri e hanno un indice glicemico elevato per cui mangiandoli abbiamo subito un picco glicemico, cioè la quantità di zuccheri nel sangue si impenna repentinamente, cosa che non fa bene. La pasta, invece, ha un indice moderato, anche più basso di riso, pane, patate”. E dire che era convinzione comune che la pasta doveva essere bandita dalle diete. Niente di più sbagliato, dicono oggi gli esperti, che consigliano alla fine dei conti di seguire la dieta Mediterraneo che prevede pasta ma anche altri alimenti che non creano squilibri. Il consiglio è quello di cucinare la pasta al dente, in modo tale che i carboidrati non si sciolgano in zuccheri semplici, e poi di condirla con olio crudo, perché i grassi rallentano l’assorbimento dei carboidrati. Il tipo di pasta consigliato? Qui l’orgoglio italico si riscatta alla grande perché gli esperti indicano gli spaghetti che sembra abbiano un indice glicemico molto basso per via della forma e della struttura dei carboidrati. Sulla quantità di pasta da mangiare ogni giorno basti considerare che non deve mai superare il 10 per cento delle calorie totali assunte nell’arco della giornata. Se il calcolo non riesce o si è scarsi in matematica meglio chiedere alle nonne: loro sì che di piatti e porzioni se ne intendono.
Maurizio Angelillo