In Puglia e in Basilicata è diminuita, anche se di poco, la dimensione dell’economia sommersa, ossia quella dei redditi non dichiarati e del lavoro nero o irregolare . Lo afferma l’Ufficio studi della Cgia di Mestre (Venezia) sulla base degli ultimi dati disponibili riferiti al 2021. Nello studio sono incluse anche diverse attività non dichiarate (affitti in nero, o attività illegali come traffico di sostanze stupefacenti, prostituzione e contrabbando di tabacchi). Ad eccezione del Molise, i fenomeni, calano in tutte le regioni d’Italia. A livello nazionale si toccano infatti i 200 miliardi di euro, con un’ incidenza percentuale sul Pil del 10,1%, contro i 195 del 2019, che incidevano sul Pil per il 10,8%.
In Puglia, nello specifico, l’evasione è passata dai 12 miliardi e 671 milioni del 2019 a 12 miliardi e 578milioni del 2021. L’incidenza sul pil regionale cala dunque dal 18,3% al 17,6%, dello 0,7%, ossia di 93 milioni. In Basilicata la percentuale cala invece dello 0,3, attestandosi al 14%, rispetto al 14,5% del 2019.
La piaga sociale ed economica tuttavia continua a preoccupare. La Puglia rimane infatti al terzo posto a livello nazionale per incidenza del fenomeno sul Pil regionale, dopo Calabria e Campania. In valore assoluto invece, l’impatto più elevato si registra in Lombardia, con 31,3 miliardi.
Tra gli strumenti che hanno assicurato il calo del fenomeno, per la Cgia c’è il rispetto delle norme, ma anche l’introduzione della fatturazione elettronica con l’obbligo dell’invio telematico dei dati. “Per contrastare maggiormente l’evasione – sottolinea l’associazione artigiana – bisogna continuare nella diminuzione del carico fiscale complessivo, ed essere inflessibili con chi è completamente sconosciuto al fisco”.
Michela Lopez