“Ho agito da solo, per curiosità e per mania di controllo”. Così ha spiegato alla procura di Bari il 52enne di Bitonto, nel Barese, ex dipendente di Intesa Sanpaolo che per più di due anni, dalla filiale di Bisceglie avrebbe spiato i conti correnti di politici, tra cui la premier Giorgia Meloni e sua sorella Arianna, ministri, magistrati e altri vip. Ha detto di avere agito da solo e di non aver divulgato ne fatto copia dei dati, ma la procura di Bari ritiene verosimile che abbia “agito in concorso con altri”. E che ci sia stato quindi uno o più mandanti e uno o più destinatari delle informazioni. Saranno le indagini ad accertare se il bancario dice la verità o se sono validi i sospetti degli investigatori, anche attraverso i dispositivi sequestrati dalla polizia giudiziaria che, nelle scorse ore, ha perquisito casa e ufficio del 52enne. Quello che fa discutere, adesso, è l’estrema facilità con cui un dipendente di medio livello della banca abbia potuto compiere 6.637 accessi abusivi tra il febbraio 2022 e l’aprile 2024, visionando nelle sue ore lavorative i movimenti bancari di 3.572 clienti di 679 filiali dell’istituto, sia persone famose che correntisti comuni. Non avrebbe compiuto cioè nessun hackeraggio, ma sarebbe entrato nei singoli conti correnti accedendo semplicemente ai sistemi della banca dalla sua postazione nella filiale di Bisceglie dove lavorava.
L’ex bancario, licenziato da Intesa Sanpaolo l’8 agosto scorso al termine di un procedimento disciplinare seguito alla scoperta delle intrusioni, è indagato dalla Procura di Bari per accesso abusivo ai sistemi informatici e tentato procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato.
A far partire le indagini è stata la denuncia, fatta a fine luglio del 2024, di un medico correntista nella filiale di Bitonto, al quale era stato segnalato un numero elevato di accessi sul suo conto. Secondo quanto emerso, Intesa Sanpaolo
non avrebbe comunicato tempestivamente agli inquirenti i dati degli accessi abusivi, ma lo avrebbe fatto solo dopo
l’acquisizione degli atti da parte della Procura. Sulla vicenda è intervenuto anche il Garante della privacy: “Abbiamo avviato una richiesta di informazioni tempestiva – ha detto il presidente Pasquale Stanzione, a margine della conferenza stampa conclusiva del G7 dei Garanti Privacy – abbiamo acceso un faro su un fenomeno inquietante. Aspettiamo una giustificazione, un chiarimento che ci devono pervenire dall’ente da cui sono partiti questi accessi, siamo vigili su questa situazione”.
Intanto la Banca d’Italia ha chiesto “alla banca di fornire chiarimenti sull’accaduto e sulle iniziative che intende intraprendere al riguardo”, sottolineano fonti dell’istituto centrale che chiariscono anche come “la Vigilanza nazionale ed europea analizza i rischi informatici e cybernetici delle banche, chiede loro di rafforzare i presidi di sicurezza e di
continuità operativa e prescrive requisiti e misure minime per la gestione del sistema informativo. Spetta alle banche
presidiare questi rischi mediante i loro sistemi di controllo interno”. Secondo le fonti Bankitalia l’azione della Vigilanza “non può comunque impedire sempre e preventivamente il verificarsi di singoli fenomeni di malversazione”.
Sulla querelle politica entra anche il ministro dei Trasporti Salvini: “Io sono tra i dossierati, denuncerò tutti quelli che mi hanno dossierato, spiato e sbirciato dal buco della serratura, li denuncio civilmente e penalmente”, ha detto. Per il capogruppo al Senato di Fi, Maurizio Gasparri, “Lo scandalo di Bari riguarda Banca Intesa. Ma la Banca d’Italia dorme come fece ai tempi degli scandali del Monte dei Paschi di Siena, su cui la vigilanza fu inefficace?”. Anche il governatore del Veneto, Luca Zaia, ironizza: “A me spiace che nel conto corrente non si vedano i mutui, almeno avevano un quadro generale delle attività e delle passività”. Mentre per il presidente dei senatori Pd, Francesco Boccia, “Gli esponenti del governo e del centrodestra devono smetterla di fare le vittime, perché vittime non sono. Stanno governando, come è giusto che sia, e devono assumersi le responsabilità che competono loro, senza cercare di sviare l’attenzione dell’opinione pubblica ricorrendo di continuo alla teoria del complotto”.
Stefania Losito