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Ex Ilva, il processo in Cassazione il 17 dicembre. Codacons: “Incombe la prescrizione, effetti devastanti”

Il caso ex Ilva torna a essere discusso in Corte di Cassazione il prossimo 17 dicembre, dopo il ricorso proposto dal
Codacons contro la sentenza, dello scorso settembre, della Corte d’Assise d’Appello di Taranto che ha annullato quella di primo grado del processo “Ambiente Svenduto” (emessa a maggio 2021) sul reato di disastro ambientale contestato al gruppo Riva, precedente proprietario e gestore della fabbrica. La Corte ha trasferito gli atti a Potenza, dove il processo ricomincerà daccapo. La decisione è dovuta alla presenza, tra le centinaia di parti civili costituitesi in “Ambiente Svenduto”, di due magistrati onorari di Taranto che esercitavano la loro funzione quando i fatti oggetto del processo sono accaduti.
“L’aver cancellato con un colpo di spugna 15 anni di processo – dice il Codacons nel ricorso – costringendo ora ad iniziare tutto da capo, produce effetti devastanti sulla possibilita’ che il giudizio non arrivi mai alla fine per causa dei termini di prescrizione che incombono ormai in modo sempre piu’ pressante. E’ del resto un fatto certo ed oggettivo che l’annullamento di una sentenza, con conseguente necessita’ di dover celebrare nuovamente un intero grado di giudizio, o magari addirittura due gradi di esso, comporti un consistente allunga- mento dei tempi del processo che è tale da recare, secondo un ragionevole e probabilistico sviluppo degli eventi, pregiudizi idonei a frustrare irrimediabilmente le istanze di giustizia”.
Nell’esposto si legge che e’ puramente e semplicemente impensabile anche solo ipotizzare che processi con migliaia di
parti civili possano essere celebrati in modo non imparziale e possano essere trasferiti altrove sol perche’ tra di esse e’
presen-te anche un magistrato, o magari piu’ d’uno”. Secondo il Codacons, “non consta nessun precedente di art. 11 c.p.p. applicato in processi che hanno avuto ad oggetto reati di disastro o, comunque, contestazioni di reato che hanno dato vita ad oceaniche costituzioni di parte civile. Basterebbe a tal fine pensare a tutte le vicende giudiziarie che hanno coinvolto banche, compagnie aeree o grandi societa’, ove decine di migliaia di malcapitati – tra cui certamente anche molti magistrati – hanno cercato di recuperare l’investimento perso, costituendosi parte civile nei processi penali”.

Stefania Losito

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