L’ex Ilva rischia di spegnersi e l’allarme dei sindacati è sempre più forte. Al punto che l’Aigi, l’associazione a cui aderisce l’80% delle aziende dell’indotto, scrive al presidente della Repuublica Sergio Mattarella. “Non consenta che la città di
Taranto, in un momento così critico per le sue sorti future, sia lasciata sola. Ora, più che mai, la città, i cittadini, i
lavoratori e le loro famiglie avvertono il bisogno di sentire la vicinanza del loro presidente”. Lo scrive Fabio Greco,
presidente di Aigi, nella lettera inviata a Mattarella in cui manifesta le preoccupazioni delle imprese che temono di perdere crediti per 130 milioni di euro in caso di messa in amministrazione straordinaria dell’ex Ilva. Una eventualità che “si tradurrebbe – sottolinea Greco – in una nuova voragine nei bilanci delle aziende dell’indotto; 130 milioni di euro che mancherebbero all’economia cittadina compromettendo tutti i settori vitali del territorio”. Il presidente di Aigi ricorda che le imprese “hanno già subito gli effetti dell’amministrazione straordinaria 10 anni fa con la perdita di
150 milioni di euro e, questa volta, non riuscirebbero a sopravvivere”.
Greco fa rilevare che il commissariamento “porterebbe a carico del bilancio dello Stato gli esorbitanti costi di cassa
integrazione, nonché quelli, altrettanto rilevanti, conseguenti all’intervento del fondo di garanzia Inps per ripagare i crediti (retribuzioni e tfr) dei lavoratori delle aziende in default”.
Il presidente di Aigi auspica “la possibilità di un’audizione” con il capo dello Stato e spiega che in questo momento “la
popolazione tarantina e tutte le forze del territorio sono più che mai coese: lunedì 29 rappresenterà la data storica di una grande iniziativa che unirà imprenditori e operai: tutte le organizzazioni sindacali insieme alle imprese dell’indotto,
scenderanno in piazza a manifestare in difesa della produzione ecocompatibile e del lavoro per il territorio tarantino, nonché – conclude – per la sopravvivenza dello stabilimento siderurgico il cui futuro è fortemente a rischio”.
Intanto si muove in parallelo il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, mettendo in campo i commissari di Ilva in amministrazione straordinaria, proprietaria degli impianti, e Invitalia. Il Mimit detta la linea: “Fare tutte le azioni necessarie per garantire la continuità produttiva”.
I commissari chiedono ad Acciaierie “aggiornamenti urgenti sullo stato di funzionamento degli impianti e le iniziative in corso di svolgimento”. Ma non solo, perché a questo si aggiunge la richiesta di una ispezione. Va in pressing anche Invitalia che avrebbe inviato una comunicazione ad Acciaierie d’Italia e Acciaierie d’Italia Holding invitando “ad assumere tutte le iniziative necessarie per garantire la continuità aziendale e la sicurezza dei lavoratori e degli impianti”. Invitalia avrebbe espresso “grande preoccupazione” circa un eventuale spegnimento degli impianti, sottolineando “le gravissime conseguenze potenzialmente disastrose e irreversibili, in particolare per i lavoratori, per i fornitori, oltre che per la continuità aziendale”.
Entro il primo febbraio è attesa una risposta alla lettera che Invitalia ha indirizzato, il 17 gennaio, ad Acciaierie d’Italia holding e Acciaierie d’Italia chiedendo la verifica dei presupposti per avviare le procedure che portano ll’amministrazione straordinaria. Nel frattempo si susseguono le interlocuzioni per trovare nuovi soci privati e a Roma si lavora anche per tutelare le aziende dell’indotto dagli effetti di un ipotetico commissariamento. Nei giorni scorsi il ministro Urso ha annunciato un pacchetto di misure ad hoc, tra le quali l’istituzione di un fondo di sostegno specifico.
Stefania Losito