La formazione del governo resta comunque un rebus
La Finlandia svolta a destra. La premier uscente, Sanna Marin, nonostante la popolarità, non è riuscita a confermare al governo i socialdemocratici. Oltre alla vittoria dei conservatori del centrodestra, infatti, c’è da registrare il boom dell’ultradestra anti europeista e xenofoba, che diventa per la prima volta nella storia il secondo partito del Paese.
La formazione del governo, tuttavia, resta un rebus. Il centrodestra di Petteri Orpo dovrebbe ottenere 48 seggi su 200 complessivi, mentre il partito nazional-populista di estrema destra di Riikka Purra 46. Al partito della ex premier Marin ne dovrebbero andare 43. I conservatori dovranno scendere a compromessi con qualche avversario per ottenere la maggioranza. Tradizionalmente in Finlandia il partito più votato cerca di formare la coalizione di governo e indica il premier. Per la maggioranza servono 101 deputati sui 200 del parlamento.
Il programma vincente della Coalizione di Orpo prevede misure di austerity per 6 miliardi di euro, per riportare il debito pubblico sui valori virtuosi dell’Ue. I “Veri Finlandesi” di estrema destra esprimono, invece, posizioni apertamente anti-migranti e euroscettiche, a partire dalla richiesta di non rispettare l’impegno per la neutralità climatica nel 2035, senza rinnegare il vecchio obiettivo nel lungo termine di “Fixit”, l’uscita della Finlandia dall’Unione europea.
Gianvito Magistà