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Giustizia, via libera alla riforma “in nome di Berlusconi”: stop all’abuso d’ufficio e stretta sulle intercettazioni

E’ via libera alla riforma della Giustizia nel nome di Silvio Berlusconi. Ieri il Consiglio dei ministri ha approvato il ddl Nordio, il primo passo verso una più ampia riforma garantista, come chiedeva il leader di Forza Italia scomparso qualche giorno fa. La stessa Lega si è compattata con il resto della maggioranza mettendo da parte i dubbi sull’abolizione dell’abuso d’ufficio, contando sulla futura riforma dei reati contro la pubblica amministrazione.
Il pacchetto approvato ieri, oltre all’abuso d’ufficio cancella anche l’appello del pubblico ministero contro le sentenze di assoluzione, impone una stretta alla stampa sulla pubblicazione delle intercettazioni e prevede più garanzie per gli indagati in materia di custodia cautelare. Da un lato i sindaci plaudono all’intervento sull’abuso d’ufficio, insieme a Carlo Calenda, dall’altro l’opposizione attacca il governo: “La riforma introdurrà nuovi spazi di impunità”, accusa Conte. È un errore “cogliere la morte di Berlusconi per portare avanti riforme a spallate”, avverte Elly Schlein, al cui partito si era rivolto poco prima il sindaco di Milano Giuseppe Sala per chiedergli di non scagliarsi contro l’intervento sull’abuso d’ufficio.
E se l’Unione delle Camere penali apprezza sostanzialmente nel suo complesso la riforma, pur ritenendo del tutto deludente l’intervento sulle intercettazioni, è subito scontro tra Nordio e i magistrati, con il ministro che giudica inammissibili le loro critiche alle leggi e accusa le toghe di voler interferire nelle scelte di governo e parlamento.
Il ddl, frutto di sei mesi di “intenso lavoro”, rappresenta un tributo per la battaglia di Berlusconi “per una giustizia più
giusta” , dice il ministro Nordio che rivendica la scelta di cancellare l’abuso d’ufficio per le sue “conseguenze perniciose” e “la delegittimazione di molti personaggi politici che hanno visto compromessa anche la carriera politica,
per indagini che si sono concluse nel nulla”. Il risultato è la paura della firma dei sindaci che a sua volta produce un “grande danno economico” per i cittadini.
Quanto alle intercettazioni, per ora si tutelano i terzi estranei, ma si procederà a “una riforma radicale di un sistema che ha raggiunto livelli quasi imbarbarimento”, spiega il ministro, assicurando che nel ddl non c’è “nessun bavaglio alla stampa”.

La premier Giorgia Meloni ha richiamato l’intero Consiglio dei ministri al “massimo impegno e al più alto senso di responsabilità nello svolgimento dei propri compiti istituzionali” per ricordare al meglio Silvio Berlusconi.

Stefania Losito

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