Nel Mezzogiorno, i laureati 30-34enni hanno un tasso di occupazione 20 punti più basso rispetto al Nord (69,9%, contro 89,2%). Il dato emerge dall’ultimo report dell’Istat “Livelli di istruzione e ritorni occupazionali” sull’anno 2022 che rimarca che il tasso di disoccupazione al Sud Italia è molto più alto che nel resto del Paese anche tra chi ha un titolo di studio elevato. Il tasso di disoccupazione dei laureati è al 6,7%, superiore di quattro punti. “Nel Mezzogiorno, tuttavia – sottolinea l’Istat – i vantaggi occupazionali dell’istruzione sono superiori rispetto al Centro-nord, in particolare tra le donne con titolo terziario”.
Diversi i dati emersi dal report. Nonostante in Italia, nel 2022, la quota di giovani adulti in possesso di un titolo di studio terziario sia cresciuta, attestandosi al 29,2% tra i 25 e i 34 anni, resta decisamente lontana dagli obiettivi europei (40% e 45%, rispettivamente). Il valore italiano è decisamente inferiore rispetto ai valori di altri paesi (50,4% Francia, 50,5% Spagna e 37,1% Germania).
Inoltre “Se i genitori hanno un basso livello di istruzione, un giovane su quattro abbandona precocemente gli studi e uno su 10 raggiunge il titolo terziario. Con almeno un genitore laureato, e quote sono, rispettivamente, meno di tre su 100 e circa sette su 10”. L’Istat sottolinea che il lavoro è “difficile da trovare per chi abbandona gli studi, soprattutto nel Mezzogiorno”. Nel 2022, il tasso di occupazione dei giovani che abbandonano gli studi è pari al 39%.
Si conferma che le donne sono più istruite, ma i differenziali occupazionali di genere sono in peggioramento. La quota di donne tra 25 e 34 anni laureate è del 35,5% contro il 23,1% degli uomini. Il vantaggio femminile nell’istruzione non si traduce però in un vantaggio lavorativo: il tasso di occupazione femminile è molto più basso di quello maschile (57,3% contro 78,0%) e il divario di genere è in aumento.
Michela Lopez