Dopo una settimana di silenzio, la terribile notizia: una giornalista italiana del Foglio e di Chora Media, Cecilia Sala, 29 anni, è stata arrestata il 19 dicembre a Teheran ed è in isolamento nel carcere di Evin, dove vengono tenuti i dissidenti. Lo chiamano “l’Università”, perché nella struttura sono rinchiusi molti intellettuali. Il motivo dell’arresto della reporter non è stato ancora formalizzato. Cecilia ha potuto sentire i suoi genitori e il fidanzato, dicendo poche cose. “Sto bene, a Natale mi hanno dato pollo e riso, e due sigarette”. Ma sul motivo dell’arresto non si sa nulla, il collegamento si è interrotto dopo che Cecilia ha detto “non posso” (parlarne, ndr).
Il Ministero degli Esteri, Antonio Tajani, ha fatto sapere che il suo ambasciatore in Iran, Paola Amadei, ha effettuato una visita consolare per verificare le condizioni e lo stato di detenzione della giornalista. Le ha portato cibo e vestiti, ha detto che “fisicamente” sta bene.
L’organizzazione Reporter Senza Frontiere (RSF) ha denunciato come “arbitrario” l’arresto da parte delle autorità iraniane. Il fermo e’ arrivato il 19 dicembre “senza nessuna ragione”. RSF ne ha chiesto l’immediato rilascio. In una
dichiarazione, il direttore generale, Thibaut Bruttin, ha denunciato che l’arresto della giornalista e’ avvenuto nonostante Sala avesse un “visto valido”. Bruttin ha chiesto il “rilascio immediato” della 29enne.
Dalla mattina di giovedì, da quando abbiamo perso le sue tracce, ci siamo uniti tutti con un unico obiettivo: portare Cecilia a casa al più presto”. Lo spiega il direttore di Chora Media e giornalista Mario Calabresi in un’intervista al Corriere della Sera. “Negli anni ho visto diverse storie di questo tipo. Quando ero direttore de La Stampa , il mio
giornalista Domenico Quirico è stato rapito in Siria. Una cosa buona dell’Italia è che non lascia mai soli i suoi cittadini – spiega Calabresi – altri Paesi hanno altre logiche. Io so che l’Italia non lascerà nemmeno Cecilia”.
Poco prima di rendere l’informazione pubblica, Alfredo Mantovano – il sottosegretario alla presidenza a cui Giorgia
Meloni, pur rimanendo “costantemente informata, fin dal primo momento”, ha affidato il dossier – insieme ad Antonio Tajani chiama Elly Schlein, Giuseppe Conte e gli altri leader delle opposizioni per avvertirli. E chiede anche a loro di mantenere un basso profilo, nello sforzo comune di ottenere il rilascio della reporter di Chora Media e del Foglio.
Servono toni “contenuti”, spiegano ai piani alti del governo, per rendere “meno complesse” possibile le interlocuzioni con le autorità iraniane.
Il governo “sta lavorando con la massima discrezione per cercare di riportarla a casa”, dice il ministro degli Esteri Antonio Tajani mentre il collega della Difesa Guido Crosetto assicura che si seguirà “ogni strada”.
Non si esclude un nesso con il fermo 11 giorni fa a Malpensa di un iraniano, ricercato negli Usa con l’accusa di vendere armi ai terroristi. E questo complicherebbe le cose.
Stefania Losito