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Laforgia accetta le Primarie a Bari: “Non c’è più tempo, il Pd decida le regole e se ne assuma la responsabilità”

Dopo settimane di botta e risposta sembra sbloccarsi la querelle-Primarie nel centrosinistra in vista delle elezioni di giugno. Michele Laforgia, candidato dei partiti e movimenti confluiti nella Convenzione e sostenuto anche dai 5 Stelle, ha deciso di accettare la consultazione popolare senza porre più condizioni. Superato dunque, non senza polemiche, il nodo della preregistrazione dei votanti, che non piaceva ai sostenitori di Vito Leccese (sostenuto dal Pd, dai Verdi e da una serie di liste civiche vicine al sindaco Decaro).

Laforgia ha dato, di fatto, il via libera con un lungo video sui social:  “In queste settimane – ha detto – si è parlato molto delle modalità con cui dovremmo scegliere il candidato unitario della coalizione progressista, tra me e Vito Leccese. Ho detto unitario, anche se ormai è evidente a tutti che a qualcuno l’unità non piace, e preferirebbe arrivare al primo turno divisi. Qualcun altro è unitario a giorni alterni, talvolta anche a ore alterne. Dialogante e moderato al mattino, roboante ed estremista al tramonto. Si discute, almeno apparentemente, delle regole del voto. Noi abbiamo proposto di adottare criteri nuovi e rigorosi per garantire un voto libero e consapevole – oltre che, naturalmente, gratuito – che esprima davvero la volontà della base elettorale. Il Partito Democratico ritiene, al contrario, che bisogna fare come sempre, finendo con il riproporre, un passo indietro dopo l’altro, il modello tradizionale delle primarie del 2014. Dicono che non dobbiamo preoccuparci, che siamo tutti persone perbene e che dobbiamo avere fiducia. Come se a Bari non fosse accaduto e non stia accadendo nulla. Voglio essere chiaro, su questo. Noi siamo preoccupati, fortemente preoccupati, e non solo per le primarie. Siamo preoccupati perché nella nostra città, nonostante vent’anni di buona amministrazione, la criminalità comune e organizzata continua a pervadere il tessuto sociale, economico e politico, inquinando anche il consenso. Lo dico da mesi, lo ripeto adesso, dopo che le recenti inchieste hanno disvelato il mercato e il malaffare al momento del voto. Dovremmo esserne tutti consapevoli, a destra come a sinistra, e fare fronte comune, perché chi fa politica in modo pulito ne è vittima. Purtroppo, non è così. Aggiungo che per raggiungere l’unità dell’area progressista occorrerebbe tener conto delle opinioni di tutti, comprese le associazioni, i movimenti e le forze politiche che hanno motivatamente espresso da sempre, perplessità sul metodo delle primarie aperte anche ai passanti. Sembra invece che il parere altrui non conti più di tanto, forse perché si pensa, sbagliando, di essere autosufficienti e di poter vincere le elezioni da soli. Dire che chi precalevalle primarie sarà sicuramente il Sindaco è una grave forma di miopia (e porta pure male). Per eleggere il Sindaco bisognerà aspettare l’8 e il 9 giugno e, forse, il ballottaggio. Accade così che, caso unico in Italia, proprio a Bari, dove governa da vent’anni, il Partito Democratico rischia di lasciare fuori dalla coalizione non solo il Movimento Cinque Stelle, ma anche buona parte delle forze politiche e civiche con cui cerca di stringere alleanze a livello locale e nazionale, per costruire l’alternativa al governo della destra. Una postura incomprensibile non solo per me e per noi, ma per la maggioranza degli iscritti e degli elettori dello stesso PD, tanto che alcuni esponenti di quel partito hanno pubblicamente aderito alla Convenzione per Bari 2024. Hanno scelto loro, non sono stati scelti, come pure è stato detto, perché le persone non sono cioccolatini assortiti. Scelgono da sole. Ora però il tempo è scaduto. Siamo a meno di tre mesi dal voto e occorre che la coalizione progressista assuma un volto e un’identità definita intorno a un candidato Sindaco e con un programma innovativo per il governo della città. Continuare a discutere delle regole non serve, perché è ormai evidente che sarà sempre trovato un pretesto per negare il consenso e ritardare ogni decisione, sino a quando sarà troppo tardi. Non possiamo e non posso consentirlo, per il bene dell’unità e nell’interesse della città. Un interesse che, per parte mia, prevale su qualsiasi altra cosa.

Dico quindi pubblicamente al Partito Democratico di decidere, in piena autonomia e senza ulteriori, estenuanti trattative, quando, dove e come votare per le primarie. Chiamiamole primarie, a questo punto, visto che non si è voluto scegliere, insieme, un metodo nuovo, più rigoroso. Togliamo ogni pretesto a chi vuole dividere l’area progressista. Stabiliscano loro le regole e se ne assumano integralmente la responsabilità. Io accetterò l’esito del voto qualunque esso sia. Un’ultima cosa – ha concluso –  Che non si dica ancora una volta che abbiamo perso tempo e potevamo votare sei mesi fa. Abbiamo provato per mesi a trovare un’intesa, di comune accordo, prima di tutto sui contenuti. Sei mesi fa Vito Leccese non era neppure candidato e nel PD non c’era l’intesa sui propri candidati. Se nel frattempo non fosse arrivata l’inchiesta giudiziaria alcuni degli arrestati sarebbero stati parte attiva anche delle primarie, con un effetto catastrofico per la credibilità di tutta la coalizione. Quando si ringraziano le forze dell’ordine e la magistratura bisognerebbe farlo anche per questo. Ora non c’è più tempo: attendiamo la data del voto per le primarie”.

Bisognerà vedere, ora, se il via libera arriverà da tutti i partiti, compreso il Movimento 5 Stelle.

Mauro Denigris

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