L’anno scorso un italiano su 4 ha cercato lavoro all’estero. Si legge nell’ultima edizione dello studio Decoding global talent realizzato da Bcg, L’Italia è al 12esimo posto mondiale per attrattività lavorativa.
Lo studio, alla sua quarta edizione, è basato su una ricerca sviluppata in collaborazione con The Network e The Stepstone Group, che ha coinvolto 150mila persone provenienti da oltre 180 Paesi tra cui l’Italia e indaga la mobilità dei talenti e la capacità di attrarne delle maggiori nazioni mondiali.
Tra le motivazioni che spingono gli italiani a trasferirsi all’estero emergono le offerte di lavoro concrete (67%), i fattori economici (66%), il miglioramento della qualità di vita complessiva (62%) e la crescita personale (55%). I professionisti italiani intenzionati a spostarsi si aspettano supporto concreto dal futuro datore di lavoro, nello specifico: assistenza per l’alloggio (78%), visto e i permessi di lavoro (63%) per la lingua (59%).
A livello globale, i Paesi di lingua inglese e con economie forti continuano a dominare la classifica delle mete più ambite dai lavoratori: l’Australia si aggiudica il primo posto, seguita da Usa, Canada e Regno Unito. Tra le città, nonostante la Brexit, Londra rimane la più attraente.
“Le scelte dei lavoratori sono sempre più guidate da aspetti della employer value proposition che indirizzano bisogni più emozionali rispetto al passato: questo – commenta Matteo Radice, Managing director e partner di Bcg – emerge anche da altre ricerche: il buon clima aziendale, il rapporto con i colleghi, lo sviluppo delle competenze, la flessibilità
nell’organizzazione del lavoro, ad esempio, sono elementi che dieci anni fa non rivestivano la medesima importanza”.
Stefania Losito