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Mafia, arrestato in una clinica privata di Palermo il boss Messina Denaro dopo 30 anni di latitanza

La premier Meloni: il 16 gennaio sia il giorno di chi combatte contro la mafia

Il boss mafioso Matteo Messina Denaro, 61 anni, è stato arrestato dai carabinieri del Ros, dopo 30 anni di latitanza. L’inchiesta che ha portato alla cattura del capomafia di Castelvetrano (Tp) è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dal procuratore aggiunto Paolo Guido. E’ stato arrestato mentre era in attesa di sottoporsi alla chemioterapia nella clinica Maddalena, in pieno centro a Palermo. Lo conferma il comandante del Ros dei carabinieri Pasquale Angelosanto dopo l’arresto del boss compiuto dagli uomini del raggruppamento speciale assieme a quelli del Gis e dei comandi territoriali. Il superlatitante “è in trasferimento in una località sicura”, aggiunge Angelosanto. Quando è stato catturato, ha spiegato, “non ha opposto resistenza”. Fatto salire su un furgone bianco, è stato portato via. Il boss un anno fa era stato operato alla clinica Maddalena con il nome falso di Andrea Bonafede. La certezza e’ arrivata tre giorni fa. I magistrati, che da tempo seguivano la pista, hanno dato il via libera per il blitz, I carabinieri del Gis erano gia’ alla clinica Maddalena dove, da un anno, Messina Denaro si sottoponeva alla chemioterapia. Il boss, che aveva in programma dopo l’accettazione fatta con un documento falso, prelievi, la visita e la cura, era all’ingresso.
La clinica intanto e’ stata circondata dai militari col volto coperto davanti a decine di pazienti. Un carabiniere si e’
avvicinato al padrino e gli ha chiesto come si chiamasse. “Mi chiamo Matteo Messina Denaro”, ha risposto. 

La struttura, la scorsa notte, durante il blitz del Ros era stata messa in sicurezza con diverse decine di uomini per tutelare gli altri pazienti. Dopo l’arresto, i carabinieri si sono abbracciati e hanno esultato per il successo dell’operazione. Fuori, i cittadini di Palermo hanno applaudito a lungo, così come i pazienti della clinica, che hanno urlato ai militari: “Bravi! Bravi!”.

Figlio del vecchio capomafia di Castelvetrano, don Ciccio, storico alleato dei corleonesi di Totò Riina, era latitante dall’estate del 1993, quando in una lettera scritta alla fidanzata dell’epoca, Angela, dopo le stragi mafiose di Roma, Milano e Firenze, preannunciò l’inizio della sua vita da Primula Rossa. “Sentirai parlare di me – le scrisse, facendo intendere di essere a conoscenza che di lì a poco il suo nome sarebbe stato associato a gravi fatti di sangue – mi dipingeranno come un diavolo, ma sono tutte falsità”. Enfant prodige del crimine, destinato per legami di sangue ad
assumere un ruolo in Cosa nostra, ha sempre amato sparare. A 14 anni sa maneggiare le armi, a 18 commette il primo omicidio. “Con le persone che ho ammazzato io, potrei fare un cimitero”, confida a un amico. 
Il capomafia è stato condannato all’ergastolo per decine di omicidi, tra i quali quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito strangolato e sciolto nell’acido dopo quasi due anni di prigionia, per le stragi del ’92, costate la vita ai giudici Falcone e Borsellino, e per gli attentati del ’93 a Milano, Firenze e Roma.
Messina Denaro era l’ultimo boss mafioso di “prima grandezza” ancora ricercato. Per il suo arresto, negli anni, sono stati impegnati centinaia di uomini delle forze dell’ordine.

Attento a gestire la sua latitanza, e a proteggerla con una schiera di fiancheggiatori, uno dei boss più ricercati del mondo ha lasciato di se’ solo l’immagine di un implacabile playboy con i Ray Ban, le camicie griffate e un elegante casual. E dietro questa immagine ormai scolorita una scia di leggende: grande conquistatore di cuori femminili, patito delle Porsche e dei Rolex d’oro, maniaco dei videogiochi, appassionato consumatore di fumetti. Di uno soprattutto: Diabolik, da cui ha preso in prestito il soprannome insieme a quello con il quale lo chiamavano i suoi fedelissimi. Un altro ancora glielo hanno affibbiato i suoi biografi “‘U siccu”: testa dell’acqua, cioè fonte inesauribile di un fiume sotterraneo. Anche nei soprannomi Matteo Messina Denaro impersonava il doppio volto di un capo capace di coniugare la dimensione tradizionale e familiare della mafia con la sua versione più moderna. Il padrino di Castelvetrano si e’ sempre mosso tra ferocia criminale e pragmatismo politico. Ha due figli, una femmina e un maschio.

LE CONGRATULAZIONI DELLE ISTITUZIONI AI ROS – “Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha telefonato questa mattina al Ministro dell’Interno e al Comandante dell’Arma dei Carabinieri per esprimere le sue congratulazioni per l’arresto di Matteo Messina Denaro, realizzato in stretto raccordo con la Magistratura”. Lo si legge in una nota del Quirinale. 

“I miei piu’ vivi ringraziamenti, assieme a quelli di tutto il governo, vanno alle forze di polizia, e in particolare al Ros dei Carabinieri, alla Procura nazionale antimafia e alla Procura di Palermo per la cattura dell’esponente più significativo della criminalità mafiosa”. Così il presidente del Consiglio Giorgia Meloni commenta la notizia dell’arresto della Primula Rossa. “Il governo – prosegue il presidente Meloni – assicura che la lotta alla criminalità mafiosa proseguirà senza tregua, come dimostra il fatto che il primo provvedimento di questo esecutivo – la difesa del carcere ostativo – ha riguardato proprio questa materia” .

“Ho detto al procuratore capo e agli investigatori e ai carabinieri, ai Ros, alla polizia che l’Italia è fiera di loro – ha commentato la premier Giorgia Meloni –. Sappiamo che dobbiamo a loro questo grande risultato al lavoro quotidiano di grande determinazione che hanno condotto. Possono contare sui provvedimenti del governo per il necessario per portare avanti questa battaglia insieme”.

Poi una proposta per onorare non solo chi ha perso la vita nella lotta contro la mafia, ma anche di chi la combatte quotidianamente, sacrificando la loro esistenza per raggiungere un obiettivo: “Mi piacerebbe immaginare che questo possa essere il giorno in cui viene celebrato il lavoro di questi uomini e queste donne, è una proposta che farò, è un giorno di festa per noi che possiamo dire ai nostri figli che la mafia si può battere”.

“Grandissima soddisfazione per un risultato storico nella lotta alla mafia”. Cosi’ il ministro dell’interno Matteo Piantedosi appena appresa la notizia dell’arresto di Messina Denaro al suo arrivo ad Ankara per incontrare il suo omologo turco. “Complimenti – ha aggiunto – alla Procura della Repubblica di Palermo e all’Arma dei Carabinieri che hanno assicurato alla giustizia un pericolosissimo latitante. Una giornata straordinaria per lo Stato e per tutti coloro che da sempre combattono contro le mafie”.

“Arrestato Matteo Messina Denaro! Complimenti alle forze dell’ordine, alla magistratura, alle migliaia di persone che ogni giorno, in silenzio, lavorano per difendere la giustizia. Grazie ai Ros ed ai magistrati per il loro lavoro”. Lo scrive su Twitter il ministro della Difesa Guido Crosetto.

IL CUGINO RINNEGATO – “Questo e’ un giorno di gioia per me e la mi famiglia. Piango di felicita’ e di orgoglio”. Lo
scrive sui social Giuseppe Cimarosa, regista di teatro a Castelvetrano, che ha rinnegato come parente di Matteo Messina Denaro. La mamma Rosa Filardo e’ cugina di primo grado del superlatitante, il padre Lorenzo Cimarosa, invece, collaboro’ con la giustizia negli ultimi anni di vita prima di morire nel 2017.
“Il mio primo pensiero va a mio padre e a tutte le vittime che sono morte a causa di questo criminale e alle loro famiglie, a tutti i siciliani e, ancor di piu’, a tutti i castelvetranesi onesti ma anche quelli meno onesti che oggi posso davvero ritenersi liberi da un ombra che li ha tenuti sempre nel buio. Grazie Stato”, ha concluso Cimarosa.


(in copertina il momento dell’arresto)

Stefania Losito (aggiornamento: Gianvito Magistà)

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