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Blitz nel Salento: 15 arresti. Ai domiciliari l’ex sindaco di Neviano: avrebbe chiesto appoggio alla criminalità organizzata

Usura, estorsioni, violenza privata e scambio elettorale politico-mafioso. Nel Salento è in corso un blitz dei carabinieri di Lecce: 15 gli arresti eseguiti, di cui 11 in carcere e 4 ai domiciliari, nei confronti di altrettanti presunti componenti di un’associazione di tipo mafioso ramificata nei territori di Galatina, Aradeo, Neviano, Cutrofiano e Corigliano d’Otranto. L’operazione conclusa in queste ore ha assestato un duro colpo al clan Coluccia della Sacra corona unita, attivo tra Noha e Galatina.

Tra le 15 persone arrestate figura anche l’assessore alla Cultura del Comune di Neviano, Antonio Megha, avvocato ed ex sindaco. Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe chiesto l’appoggio della criminalità organizzata per essere eletto. L’assessore si trova ai domiciliari.

Le indagini, andate avanti dalla primavera del 2019 all’inizio del 2021, sono state coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce.

Gli elementi raccolti – che comunque, nel pieno rispetto del principio di innocenza ultimamente rafforzato dalla legislazione di Governo, non acclarano profili di colpevolezza – avrebbero posto in superficie modalità comportamentali associative connotate dal carattere mafioso, protese all’affermazione egemonica dell’organizzazione sui territori sopra indicati mediante l’esercizio della forza intimidatrice, correlata in parte anche allo spessore criminale di alcuni soggetti, con derivante condizione di  assoggettamento e omertà sofferta da terze persone.

L’operazione, declinatasi in un’articolata attività di intercettazione, accompagnata da concomitanti servizi di osservazione e pedinamento, avrebbero consentito di documentare l’attuale operatività di una qualificata e agguerrita associazione di stampo mafioso, la quale avrebbe rappresentato – sin dagli anni settanta – un punto di riferimento della criminalità organizzata salentina, caratterizzata da una struttura organizzativa a carattere verticistico, connotata da vincoli gerarchici, a capo della quale figurerebbero due esponenti della S.C.U. che, tornati in libertà, avrebbero ripreso la direzione delle attività illecite,protrattamedianteun controllo pervasivo del territorio, avvalendosi proprio della loro consolidata nomea criminale.

Nello specifico, l’azione illecita del sodalizio mafioso si sarebbe esplicata attraverso la redditizia attività di prestito di denaro a usura, accompagnata da estorsioni, imposizioni di versamento del cosiddetto “punto cassa” per l’esercizio di spaccio di stupefacenti, oltre che dalla gestione di commissioni apparentemente lecite, quali la sottoscrizione di contratti assicurativi o fornitura di energia elettrica. Il controllo di queste attività sarebbe avvenuto avvalendosi della condizione di assoggettamento, presente nel contesto territoriale nel quale storicamente la Scu aveva esercitato una vis intimidatoria.

I tentacoli malavitosi si sarebbero insinuati anche nei gangli della pubblica amministrazione sancendo un sinallagma criminale imbastito sullo scambio elettorale politico – mafioso, in base al quale la congrega delinquenziale avrebbe assicurato a un candidato alle ultime elezioni amministrative – tenutesi nel settembre 2020 in un Comune salentino – almeno 50 voti a fronte di una contropartita di denaro, così consentendogli la nomina a consigliere gli elementi raccolti consentirebbero di ipotizzare che, nell’esercizio del mandato, detto soggetto avrebbe garantito l’asservimento della funzione pubblica ai desiderata dell’organizzazione mafiosa.

L’attività investigativa, inoltre, ha consentito di ipotizzare l’imposizione di un tasso usurario applicato dal sodalizio ai danni di molte vittime, tra cui diversi imprenditori della zona, oscillante dal 20 al 25% mensili ed in alcuni casi anche maggiore; individuare le attività formalmente “lecite” verosimilmente poste in essere dal clan, tra cui quelle gestite da un’agenzia che si occupava della stipula di contratti di energia elettrica, gas, acqua e polizze assicurative; sostenere che, il titolare di una scuola guida, avrebbe stretto un patto criminoso con il clan, assumendo il figlio di uno dei due capi ai vertici dell’organizzazione, in forza del quale, avrebbe consolidato la sua posizione economica sul mercato in danno di un’altra agenzia concorrente; in cambio di tale “sponsorizzazione” i relativi proventi dell’attività della scuola sarebbero confluiti, in parte, nelle casse dell’organizzazione criminale.

L’esecuzione del provvedimento ha visto impegnati oltre 120 Carabinieri in forza ai reparti dipendenti dal Comando Provinciale di Lecce, con il concorso dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Puglia” e le unità antidroga e anti-esplosivo del Nucleo Carabinieri Cinofili di Modugno, supportate dall’alto da un velivolo del 6° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Bari.

Stefania Losito

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