
Un uomo su tre teme le proprie reazioni aggressive, mentre, al contrario, uno su quattro confessa di dover reprimere alcune emozioni per sentirsi più “mascolino”. Sono alcuni degli aspetti messi in luce dal rapporto Eurispes “Che cos’è la
maschilità oggi?”, un’indagine “sulle percezioni degli uomini riguardo al sé, al corpo, alle funzioni sociali e al ruolo
rispetto alle donne”. Dall’analisi emerge poi che il 75,6% ha avuto almeno un’esperienza diretta o indiretta di atteggiamenti inquadrabili in quella che viene definita “mascolinità tossica”. Ma al tempo stesso il 58,9% crede si debba parlare di “femminilità tossica” con la stessa frequenza con cui si discute di quella maschile. E per il 48%, si parla troppo poco della violenza femminile sugli uomini.
Secondo lo studio, il 71,8% valuta positivamente il rapporto con il proprio corpo, anche se si evidenzia un calo del livello di accettazione con l’aumentare dell’età, e risulta importante per la maggior parte degli uomini prendersi attivamente cura del proprio aspetto esteriore. A conferma di questo dato, il 20,9% pratica regolarmente esercizio fisico, ma solo una minoranza utilizza prodotti cosmetici o ricorre a trattamenti estetici. In quest’ultimo caso, il 15,3% degli uomini ammette di essersi sottoposto a qualche tipo di intervento. Inoltre, 3 uomini su 4 ritengono che i media impongano standard estetici maschili difficilmente raggiungibili, influenzando, di conseguenza, la propria percezione del corpo.
Dal punto di vista delle emozioni il 39,2% sostiene di non sentirsi a proprio agio nell’identificare e descrivere ciò che
si prova.
A proposito delle relazioni, a 6 uomini su 10 capita di sentirsi in competizione con i coetanei maschi sul piano del successo personale. E la maggioranza (64,4%) riconosce un’influenza significativa delle figure maschili di riferimento della propria famiglia nella formazione della propria identità di uomo.
Secondo il report, inoltre, poco più della metà degli uomini dichiara di sentirsi poco, o per niente, vicina alle istanze del movimento femminista contemporaneo. E il 44% denuncia una maggiore attenzione nella tutela dei diritti delle donne rispetto a quelli degli uomini.
Quasi il 60% ritiene poi che la società non supporti adeguatamente il ruolo del padre. A questo proposito, più del 70% ritiene che l’interruzione volontaria di gravidanza non sia una questione riguardante solo ed esclusivamente le donne. Sulla ridefinizione dei ruoli di genere e quindi sulla capacità di adattamento della popolazione maschile a queste trasformazioni, il 32,3% manifesta ancora difficoltà.
Stefania Losito