Il core business della Sacra Corona Unita, la mafia salentina, resta ancora il traffico di droga. Lo conferma la maxi-operazione antimafia dei carabinieri di Lecce tra il capoluogo e 22 comuni a sud-est della provincia. Sono 87 le misure cautelari eseguite dai militari su ordine del tribunale, a seguito delle indagini coordinate dalla direzione distrettuale antimafia della procura leccese. sono 127 i capi d’imputazione. Gli investigatori hanno scoperto una vera e propria joint-venture tra due gruppi criminali dediti al narcotraffico anche in altre regioni. Attorno alla droga, poi, ruoterebbero le estorsioni per debiti di droga, l’autoriciclaggio e la violazione della legge sulle armi, tutti reati, aggravati dal metodo mafioso, che avrebbero generato un lucroso giro d’affari per i clan. Gli indagati sono complessivamente 112, e degli 87 destinatari di misura cautelare, 56 sono finiti in carcere, gli altri ai domiciliari. Per 18 di loro è stata contestata l’aggravante mafiosa.
L’indagine, condotta dal 2020 al 2024, coinvolge indagati di elevato spessore criminale, fra cui spicca il detenuto Antonio Marco Penza, già condannato per mafia, nonché i suoi due principali referenti territoriali come Andrea Leo, anche lui già condannato per mafia, operante a Vernole, Melendugno e paesi limitrofi, e Francesco Urso, attivo sul territorio di Andrano. Questi ultimi due sarebbero stati capaci di gestire un vero e proprio monopolio del traffico e dello spaccio di droga avvalendosi della loro appartenenza al clan mafioso dei Penza.
Negli atti è contestato il tentato omicidio avvenuto a Lecce nel 2014 ai danni dell’allora 46enne Massimo Caroppo, agguato maturato per un regolamento di conti per fatti di droga. Sequestrate ingenti quantità di denaro tra beni immobili (terreni e fabbricati), autovetture e rapporti finanziari, per un valore complessivo di circa un milione e settecentomila euro.
Stefania Losito