E’ morto per un adenocarcinoma polmonare dopo aver lavorato nella base militare di Taranto a bordo dei cosiddetti “pontoni” e delle cisterne impiegate per il trasporto di acqua o di gasolio, nonche’ in tutte le altre attivita’ attinenti la navigazione. Il Tribunale di Lecce ha riconosciuto alla moglie e alle figlie di un dipendente civile del Ministero della
Difesa-Marina Militare la somma di 815.000 mila euro come risarcimento per la perdita del rapporto parentale. L’uomo è morto nel 2011 a 50 anni dopo una malattia lunga un anno. La famiglia è stata assistita in giudizio dai legali dell’Anmil.
Durante il lavoro è stato esposto a polveri, vernici epossidiche, solventi, oli combustibili, polveri metalliche, fumi di combustione dei motori e ad amianto, mentre caldaie e tubature presenti sui pontoni, alcuni risalenti agli inizi del
‘900, erano obsoleti. Dopo il decesso dell’uomo, moglie e figlie hanno intrapreso quattro cause. Dopo due pronunce favorevoli dei giudici, dichiara il presidente Anmil, Emidio Deandri, “che hanno riconosciuto alla vedova la rendita ai superstiti erogata dall’Inail ed il danno differenziale “jure hereditario” pagato dal ministero della Difesa, il Tribunale di Lecce ora ha sancito anche il diritto ad ottenere il risarcimento da perdita del rapporto parentale”.
Stefania Losito