
Anche la letteratura ha preso spunto, nei secoli, dalle citazioni papali
Quante volte abbiamo detto “habemus papam” per la soluzione di un problema che ci ha fatto tirare un sospiro di sollievo? Dal conclave e dal comportamento dei pontefici che si sono susseguiti nei secoli, nel linguaggio comune sono entrati dei modi di dire o dei proverbi. Dal tradizionale ‘habemus Papam’, espressione legata all’annuncio dell’elezione del Pontefice che viene spesso usata per commentare la realizzazione di qualcosa di molto atteso o per dare l’annuncio
di una buona notizia. Poi c’è la locuzione ‘papale papale’, che prende spunto dalla tradizionale schiettezza delle parole dei Papi. Con questo termine, infatti, si indica il modo di dire le cose in maniera franca, senza reticenze o mezzi termini. Facendo riferimento alla longevità dei Pontefici, si utilizza in italiano la locuzione ‘ogni morte di Papa’ per sottolineare la rarità di un evento. Nel linguaggio quotidiano, poi, si utilizza ‘morto un Papa se ne fa un altro’ per esprimere l’idea che nessuno è indispensabile e che ogni persona può essere sostituita (persino il papa!). Meno frequente, ma pur
sempre legato al Vaticano, è l’espressione ‘naso da Papa’ che descrive una persona con un gran fiuto, con la capacità di saper leggere fra le righe e destreggiarsi in contesti sociali o politici. ‘Chi entra Papa in conclave ne esce cardinale’, è un altro modo di dire per indicare la prudenza da usare senza dare per scontato un traguardo.
Nella letteratura, Niccolò Machiavelli, in una lettera a Francesco Vettori, introdusse il concetto di “domandare se il Papa è in casa”, sottintendendo l’ovvio. Si attribuisce, invece, al poeta toscano Fagiuoli il proverbio “uscire dalla Borsa de’ Papi”, con il significato di sposarsi e non poter essere più eleggibile. Infine la frase “quando si elegge un Papa i Diavoli non sono a casa loro”: le forze esterne o la corruzione cercano di interferire nell’elezione del nuovo pontefice.
Stefania Losito