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Niccolò Fabi arriva in diretta su Radionorba dopo essere stato uno dei protagonisti del concerto del primo maggio a Taranto e porta nello sguardo e nel cuore l’importanza di una giornata come la festa del lavoro per la città dove ha suonato. Con Daniele Silvestri ha “trascurato” il concerto di Roma, la sua città, per Taranto perchè, dice, “è indubbio che il significato che il concerto ha per la città di Taranto, per la collettività non è quello che ha il concertone per Roma. A Taranto sei vicino a una problematica fortemente sentita dalla comunità locale dove il lavoratore è messo di fronte a una scelta che mai dovrebbe fare tra continuare a lavorare e farlo in un luogo dove si può morire. Noi speriamo che ogni città possa avere un concerto con questa intensità“.
In piazza a Taranto, Niccolò ha suonato anche i pezzi del suo nuovo disco, “una somma di piccole cose“: Non ho un repertorio facilmente adattabile ai megaraduni, perchè ho un linguaggio che da il meglio di se’ uno a uno. Però ho voluto anche suonare la canzone “ha perso la città” e ho voluto farlo perchè aveva senso suonarla a Taranto come augurio perchè la città vincesse la sua battaglia”.
Quali sono le piccole cose che ha sommato Niccolò e che danno il titolo al disco? “Eh, 48 anni di vita con delusioni, sofferenze, gioie, fortune“, dice sorridendo. “Proprio questa apparente mia semplicità e crudezza che ha il disco credo sia il risultato anche di un lavoro che ho registrato da solo a casa ed è un punto di arrivo per chi fa il musicista: se senti di non aver bisogno di altro hai preso confidenza con il mezzo e le tue potenzialità”.
Non è facile arrivare a conquistare la libertà di fare un lavoro come quello che Niccolò ha fatto con questo disco: “Ho vissuto un po’ tutta la mia vita da musicista per riuscire a prendermi la libertà di fare un disco come volevo io. Non è semplice, io non sono prepotente e non ci sono arrivato subito, ma sono timoroso e attento a quello che sento dire agli altri e questa cosa mi ha fatto allungare la strada. Ed è possibile anche perchè il rapporto con gli ascoltatori è solido e mi seguono anche in un luogo più pericoloso. ”
Le sonorità del disco sono molto vicine alla tradizione americana: “Senza dubbio una tradizione che è di Neil Young, James Taylor e Joni Mitchell”, racconta Niccolò, “un modo di fare musica che sia evocativo e sognante, con parole che sono un accompagnamento per le giornate degli altri. Il disco deve essere una certezza, una cuccia. La mia massima missione è che le persone si dimentichino di me, di Niccolò che ha quella faccia e quelle parole e che diventi una voce amica che usi per farti i cavoli tuoi e che ti aiuta a far luce su te stesso“.
Niccolò si stupisce con la sua incantevole serenità del fatto che il disco voli alto in classifica: “Ho fatto un lavoro unico: registravo in casa, da solo, con cucina e fornelli vicino: una cosa che non ti faceva minimamente pensare che stavi lavorando! Poi in classifica mi ritorvo prima di chi altrove fa un lavoro con super produzioni, come Beyoncè!”
“Una somma di piccole cose” arriva dopo l’esperienza che Niccolò ha fatto con Daniele Silvestri e Max Gazzè con cui ha realizzato il disco “Il padrone della festa” ed è stato in tour per due anni: “Credo che ognuno di noi tre da quella esperienza sia uscito più rafforzato nella sua identità dopo averla confusa e giocato per due anni con gli altri due. Nei loro dischi e nel mio sento maggiore precisione rispetto alla personalità di fondo. Abbiamo registri diversi con caratteristiche diverse: Max ha il gioco surreale della realtà, Daniele è un raccontatore e narratore, io sono emotivo e sentimentale e più crudo e credo che i tre dischi siano l’amplificazione di queste caratteristiche“.
Angela Tangorra