E’ tempo di polemiche nel Governo, che si alimentano continuamente con il “soffio” amico. Dopo il caso Santanchè e l’imputazione coatta per il sottosegretario Andrea Delmastro che ha già incendiato la politica, il caso Giustizia e lo scontro politica-magistratura, altre due polemiche scuotono la maggioranza e sono figlie di uno stesso fatto di cronaca: l’accusa di stupro al figlio di Ignazio La Russa, Leonardo Apache, 19 anni. L’editorialista di Libero, Filippo Facci, a cui Rai2 ha affidato per il prossimo anno una striscia (e che ora tentenna), scrive un commento sulla possibilità che abbia ragione sia il figlio del presidente del Senato che la ragazza, le cui versioni divergono e su cui è difficile giudicare, anche per l’uso di droghe che equivoca le situazioni. Il passaggio però sotto attacco è soprattutto quello in cui il giornalista scrive che «risulterà che una ragazza di 22 anni era indubbiamente fatta di cocaina prima di essere fatta anche da Leonardo Apache La Russa (una famiglia, una tribù)». Fatta, il termine che ha più indignato. E lo stesso Facci ammette che non riscriverebbe più quelle parole. Ma non perché si dice pentito (“una frase in pieno stile Libero”), quanto perché si sente “fallito” per aver trasmesso soltanto quelle tre righe e non l’intero, complesso, commento.
Intanto dal palco del Festival del Libro Possibile a Polignano a Mare, la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella, prima difende La Russa per le parole sul figlio (difeso a spada tratta con qualche dubbio sollevato sulla presunta vittima, poi ritrattato, ndr): “È un padre”, dice la ministra. E dal pubblico un corro di “buu” arriva quando azzarda il paragone tra i casi Santanchè ed Enzo Tortora, che solleva duri attacchi anche dall’opposizione.
A proposito di Daniela Santanchè, al grido ‘diritti, salario’ un gruppo di manifestanti ha protestato contro la ministra al parco della Versiliana. I manifestanti avrebbero anche invaso temporaneamente la strada del lungomare e il traffico sarebbe stato interrotto per alcuni minuti.
L’unico a gettare acqua sul fuoco delle polemiche, è stati il viceministro alla Giustizia Sisto, che dal palco del Libro Possibile, ha ammonito: “Bisogna isolare i guerriglieri e guerrafondai da una parte e dell’altra”. Nei giorni scorsi, la
premier si era innervosita con il giudice per le indagini preliminari che ha ordinato l’imputazione coatta per il
sottosegretario Delmastro, e non aveva gradito le polemiche su Santanchè, accusando “una fascia della magistratura” di lavorare “per” le opposizioni e di aver anticipato l’apertura della campagna elettorale per le Europee del 2024. Subito la replica del presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, che ha parlato di delegittimazione del lavoro dei giudici. Sisto allora ha chiarito che “non si può consentire un ritorno a un clima insopportabile di conflitto tra politica e magistratura”. “Una buona giustizia si fa in sinergia – ha detto ancora – rispettando i poteri, tenendo ben separati gli ambiti, anche se è naturale che ci possa essere qualche frizione”.
Stefania Losito