
La nuova indagine sull’omicidio di Chiara Poggi si prospetta complicata. Chiara fu uccisa 18 anni fa a casa sua a Garlasco – nel Pavese – dal fidanzato Alberto Stasi, in carcere per omicidio con sentenza definitiva della Cassazione a 16 anni (che non ha poi superato il vaglio di una revisione e della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo). Ne sono trascorsi dieci, già dietro le sbarre, per Alberto, e potrebbe di nuovo essere in dubbio la sua colpevolezza, dopo 5 gradi di giudizio e quasi vent’anni dal delitto. Nuove prove, nuovi strumenti per analizzarle. E’ caccia ai reperti scomparsi, come la tastiera del pc usata anche da Andrea Sempio, indagato per la terza volta. Sempio è un amico del fratello della vittima, Marco, e fu indagato due volte nel 2016 e nel 2017, ma si chiuse tutto, entrambe le volte, con un’archiviazione. Ora si va verso uno scontro tra superperiti. In campo per l’indagato Luciano Garofano, biologo ed ex comandante del Ris di Parma, secondo il quale il Dna trovato sotto le unghie di Chiara, è inidoneo come prova anche con le nuove tecniche. Quel Dna che risulta compatibile con quello di Sempio, che è stato sottoposto al test in modo coatto dopo il suo rifiuto. La comparazione del Dna di Andrea Sempio, dovrà essere effettuata non sono con “il profilo genetico estratto dal materiale biologico rinvenuto sotto le unghie della vittima”, ma anche con “le ulteriori tracce di natura biologica rinvenute sulla scena del crimine”. Lo si legge nell’ordinanza con cui la scorsa settimana il gip di Pavia ne ha ordinato il test. La riapertura dell’indagine su Sempio – è scritto nel provvedimento del giudice – “è stata autorizzata (…) a seguito degli elementi nuovi e, in particolare, della utilizzabilità del profilo genetico estratto dal materiale biologico rinvenuto sotto le unghie della vittima e alla sua compatibilità con il profilo genetico riconducibile” al 37enne amico del fratello di Chiara. Utilizzabilità segnalata da una consulenza della difesa di Alberto Stasi, che sta espiando 16 anni di reclusione per l’omicidio, e poi confermata dal genetista che si occupò del caso di Yara, Carlo Previderè, nominato dalla Procura di Pavia.
Il gip, nelle due pagine del provvedimento, oltre alle frasi di rito, spiega che il Dna estrapolato dalla saliva e dai capelli di Sempio dovranno essere comparati con le altre tracce biologiche isolate sulla scena del crimine e che i carabinieri del nucleo investigativo di Milano stanno cercando tra i laboratori del Ris di Parma e l’ufficio reperti del Tribunale pavese. Al momento, a distanza di 18 anni, non si sa cosa sia ancora conservato e cosa sia leggibile. Allora, per esempio, il Ris di Parma aveva analizzato un capello corto e quelli spezzati e privi di bulbo trovati sia nella mano destra della ragazza sia in una pozza di sangue vicino all’ingresso della villetta di Garlasco, ma non erano emersi risultati rilevanti. Gli esami successivi sul Dna mitocondriale consentì di ricondurre a Chiara i capelli spezzati. Inoltre dagli accertamenti sul dispenser in bagno erano state rinvenute le impronte digitali di Stasi mischiate alle tracce di Dna di Chiara.
Doppio dramma per Marco Poggi, il fratello della vittima, che gli avvocati di Sempio descrivono come “distrutto per l’amico che chiama ogni giorno”, così come Sempio sarebbe “terrorizzato dalle conseguenze sui Poggi”, secondo i legali stessi. La famiglia di Chiara, intanto, parteciperà come parte offesa ad ogni fase della nuova indagine, il legale ha depositato la nomina.
Stefania Losito