
“Non ci sono parole per raccontare o alleviare quello che è successo. O per comprenderlo. Abbiamo sempre amato vedere insieme i film dei supereroi. Ed alla fine papà ci ha dimostrato che il supereroe lo avevamo in casa”. Così al termine dei funerali di Oronzo Epifani, il 63enne morto ad Ostuni a causa di un violento nubifragio tra giovedì e ieri, il figlio Emanuele ha voluto ricordare il padre. L’uomo, infatti, giovedì sera pochi istanti prima di essere travolto da un’ondata di fango e detriti, sul litorale di Ostuni, ha avvertito con una telefonata la moglie, che lo seguiva dietro con un’altra auto: ‘Fermati mettiti in salvo”. La donna ha subito allertato i soccorsi. Il marito poco dopo è stato trascinato dalla forza dell’acqua in un canale di deflusso, per essere ritrovato senza vita ieri, a dodici ore dall’incidente, a circa un chilometro dal luogo della scomparsa. “Papà – ha sottolineato l’altro figlio Gabriele – era una persona semplice e ci ha lasciato proprio questo: la semplicità di fare ciò che serviva, di dimostrare affetto e di fare del bene. Ha sempre vissuto in maniera semplice. Faceva ciò che c’era da fare, con le parole quando erano necessarie e con il silenzio quando non lo erano”. “Nel momento tragico l’ultimo pensiero è stato per mamma: le ha detto ‘fermati’. Lei – ha concluso – è sempre stata il suo primo pensiero”.
Anche la moglie, Marisa Menga, ha trovato la forza per ricordare gli ultimi istanti: “Quando mi ha detto ‘fermati, mettiti in salvo, l’acqua mi sta trascinando via’, ho sentito il terrore più profondo. L’acqua, il fango, il caos, tutto è stato troppo veloce. Non so se riuscirò mai a superare questo dolore”. “Avevamo tanti progetti insieme: una vita – ricorda la vedova – fatta di speranze, di cammini da fare mano nella mano, di traguardi da condividere”. “Nelle ultime ore guardo il vuoto che ha lasciato: nello spazio di un attimo, un amore, un compagno, un pilastro. E il dolore più grande – sottolinea – è pensare che non ci sia stato modo di salvarlo, nonostante tutto”.
“Adesso l’obiettivo principale sono i nostri tre figli Gabriele, Emanuele ed Andrea che devono proseguire il loro percorso di vita. Chiedo – sottolinea la donna – che tutto ciò non venga dimenticato: la furia della natura, la fragilità delle nostre vite, il valore degli affetti. Voglio che resti memoria di un uomo che fino all’ultimo ha pensato a chi amava, e che meriti dignità nel ricordo di chi lo ha voluto bene”. “Avevamo già prenotato un viaggio a Vienna per novembre, poi – conclude – dovevamo sistemare la nostra abitazione al mare. Tutto finito”.
Michela Lopez