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Papa Francesco a Matera: “Se alziamo muri ne resteremo imprigionati”. In 12mila per la messa del Pontefice

“Se alziamo muri ne resteremo imprigionati”. Queste le parole pronunciate da Papa Francesco a Matera, durante la messa conclusiva del 28esimo Congresso Eucaristico Nazionale organizzato dalla Conferenza Episcopale Italiana. Circa 12mila le persone presenti allo stadio “XXI Settembre-Franco Salerno” per ascoltare il Pontefice. L’arrivo di Papa Bergoglio nella Città dei Sassi ha subìto una variazione a causa del maltempo abbattutosi su Roma. Il suo aereo è infatti partito dallo scalo di Ciampino per poi arrivare a Gioia del Colle, nel barese, prima del trasferimento a Matera.

“Il nostro futuro eterno dipende da questa vita presente”, ha detto nell’omelia, aggiungendo che “se scaviamo adesso un abisso con i fratelli e le sorelle, ci ‘scaviamo la fossa’ per il dopo. Se alziamo adesso dei muri contro i fratelli e le sorelle, restiamo imprigionati nella solitudine e nella morte anche dopo”. “È doloroso”, ha poi aggiunto, “vedere che questa parabola è ancora storia dei nostri giorni: le ingiustizie, le disparità, le risorse della terra distribuite in modo iniquo, i soprusi dei potenti nei confronti dei deboli, l’indifferenza verso il grido dei poveri, l’abisso che ogni giorno scaviamo generando emarginazione, non possono lasciarci indifferenti”. Dio allora chiede “un’effettiva conversione: dall’indifferenza alla compassione, dallo spreco alla condivisione, dall’egoismo all’amore, dall’individualismo alla fraternita’”. Il Papa è tornato ad auspicare una Chiesa capace di mettersi a disposizione degli altri e in grado di “asciugare le lacrime di chi soffre”.

Inevitabili anche i riferimenti a quanto sta accadendo nel mondo, innanzitutto in Ucraina. “Maria, Regina della Pace”, ha detto il Pontefice durante l’Angelus, “conforti il popolo ucraino e ottenga ai capi delle Nazioni la forza di volontà per trovare subito iniziative efficaci che conducano alla fine della guerra”. Poi un pensiero per quanto sta accadendo in Birmania. “Questa settimana”, ha sottolineato, “mi è giunto il grido di dolore per la morte di bambini in una scuola bombardata. Si vede che è una moda bombardare le scuole. Che il grido di questi piccoli non resti inascoltato!”. Infine un appello per la liberazione dei religiosi rapiti in Camerun: “Prego per loro e per le popolazioni della provincia ecclesiastica di Bamenda: il Signore doni pace ai cuori e alla vita sociale di quel caro Paese”.

A ringraziare il Pontefice per la sua visita è stato il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana. “Grazie di questa fatica che volentieri, e sempre con il sorriso, ha intrapreso per stare con noi. Lei”, ha sottolineato, “è un esempio per tutti, anche per tanti musoni”.

Lasciato lo stadio, Papa Francesco è salito su un’utilitaria bianca per poi trasferirsi alla mensa dei poveri “Casa fraternità don Giovanni Mele”, che ospita circa 100 persone al giorno. La visita è durata pochi minuti. Ad accompagnare il Pontefice è stato don Giuseppe Antonio Caiazzo, arcivescovo di Matera-Irsina.

Vincenzo Murgolo

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