Nella storia recente solo Giovanni Paolo II fece meglio di lui, pronunciando gli auguri di Natale in 51 lingue diverse. Papa Leone XIV ha rivolto i suoi auguri in ben 10 lingue a conclusione del Messaggio di Natale dalla Loggia della Basilica di San Pietro, riprendendo cosi’ una tradizione che Papa Francesco aveva preferito tralasciare. Nel 2000, gli auguri natalizi ufficiali dopo l’Urbi et Orbi furono diffusi in 59 lingue.
“Le autorità – ha fatto sapere dalla Sala Stampa vaticana – informano che erano presenti circa 26 mila persone questa
mattina per la Benedizione Urbi et Orbi in Piazza San Pietro”.
“Non lasciamoci vincere dall’indifferenza verso chi soffre”, ha detto il Papa nel Messaggio natalizio. “Gesù assume su di sé la nostra fragilità – dice Leone – si immedesima con ognuno di noi: con chi non ha più nulla e ha perso tutto, come gli abitanti di Gaza; con chi è in preda alla fame e alla povertà, come il popolo yemenita; con chi è in fuga dalla propria terra per cercare un futuro altrove, come i tanti rifugiati e migranti che attraversano il Mediterraneo o percorrono il Continente americano; con chi ha perso il lavoro e con chi lo cerca, come tanti giovani che faticano a trovare un impiego; con chi è sfruttato, come i troppi lavoratori sottopagati; con chi è in carcere e spesso vive in condizioni
disumane”. Papa Leone ha citato anche il poeta israeliano Yehuda Amichai. “Al cuore di Dio giunge l’invocazione di pace che sale da ogni terra, come scrive un poeta: ‘Non la pace di un cessate-il-fuoco, nemmeno la visione del lupo e dell’agnello, ma piuttosto come nel cuore quando l’eccitazione è finita e si può parlare solo di una grande stanchezza. Che venga come i fiori selvatici, all’improvviso, perché il campo ne ha bisogno: pace selvatica”.
Tra le guerre nel mondo, il pontefice ha citato l’Ucraina: “Al Principe della Pace affidiamo tutto il continente europeo, chiedendogli di continuare a ispirarvi uno spirito comunitario e collaborativo, fedele alle sue radici cristiane e alla sua storia, solidale e accogliente con chi si trova nel bisogno. Preghiamo in modo particolare per il martoriato popolo ucraino: si arresti il fragore delle armi e le parti coinvolte, sostenute dall’impegno della comunità internazionale, trovino il coraggio di dialogare in modo sincero, diretto e rispettoso”.
“Chi non ama non si salva, è perduto”, “ecco la via della pace: la responsabilità. Se ognuno di noi a tutti i livelli, invece di accusare gli altri, riconoscesse prima di tutto le proprie mancanze e ne chiedesse perdono a Dio, e nello stesso tempo si mettesse nei panni di chi soffre, si facesse solidale con chi è più debole e oppresso, allora il mondo cambierebbe”., ha detto ancora il papa. “Possiamo e dobbiamo fare ognuno la propria parte per respingere l’odio, la violenza, la contrapposizione e praticare il dialogo, la pace, la riconciliazione”.
Il Papa ha anche ricordato che “tra pochi giorni terminerà l’Anno giubilare. Si chiuderanno le Porte Sante, ma Cristo, nostra speranza, rimane sempre con noi! Egli è la Porta sempre aperta, che ci introduce nella vita divina”. “E’ il lieto
annuncio di questo giorno: il Bambino che è nato è il Dio fatto uomo; egli non viene per condannare, ma per salvare; la sua non è un’apparizione fugace, Egli viene per restare e donare sé stesso. In Lui ogni ferita è risanata e ogni cuore
trova riposo e pace. Il Natale del Signore è il Natale della pace’. A tutti auguro di cuore un sereno santo Natale!”, ha poi concluso.
Stefania Losito
