Un bambino che vive nel Mezzogiorno ha un rischio del 70% più elevato rispetto a un suo coetaneo del Centro-Nord di dover migrare in altre regioni per curarsi. È quanto emerge da uno studio italiano, pubblicato su Italian Journal of Pediatrics e illustrato oggi dalla Società Italiana di Pediatria (Sip), che ha valutato per la prima volta l’entità della migrazione sanitaria dei minori nel nostro Paese.
Il lavoro, a cura di Mario De Curtis, Francesco Bortolan, Davide Diliberto e Leonardo Villani, è stato condotto su tutti 7.871.887 bambini e ragazzi con un’eta’ inferiore a 15 anni. I dati hanno messo in luce che quelli residenti nel Mezzogiorno rispetto a quelli residenti nel Centro-Nord sono stati curati più frequentemente in altre regioni (11,9% contro 6,9%), numero che cresce soprattutto quando si considerano i ricoveri ad alta complessità.
Il costo della migrazione sanitaria dal Mezzogiorno è stato di 103,9 milioni di euro pari al 15,1% della spesa totale dei ricoveri. Inoltre, il trasferimento verso le strutture del Centro-Nord per alcune regioni del Sud ha un impatto economico molto elevato: per il Molise è pari al 45,9% di tutte le spese sanitarie per l’assistenza ai minori under 15, per la Basilicata al 44,2%, per la Calabria e l’Abruzzo rispettivamente 26,9 % e 26,3%. In termini assoluti la Campania, regione del Sud con il più elevato numero di bambini, è quella che spende di più per ricoveri fuori regione: 25 milioni di euro pari al 12% dei costi sanitari per questa fascia.
Ma i problemi non sono solo economici, come ha sottolineato Mario De Curtis, presidente del Comitato per la Bioetica della Sip: “La migrazione sanitaria dei minori lontano da casa – ha affermato -determina profonde sofferenze per il distacco dal luogo di origine, problemi economici per le famiglie per le spese del trasferimento e difficoltà di lavoro dei genitori per l’allontanamento dalla loro sede”.
Michela Lopez