“Quando andremo a Roma i primi” da aggredire “sono i giornalisti”. Lo affermavano in chat gli otto No Vax coinvolti nell’operazione di oggi della Polizia di Stato, che invitavano a usare le molotov (che non risulta possedessero)
per far saltare i furgoni delle tv. Secondo quanto riferito in questura a Milano, “per la stampa, ritenuta asservita al regime, avevano un vero e proprio odio”. Su Telegram si definivano “i guerrieri”. La frangia No Vax, che aveva intenzione di costruire rudimentali ordigni “fai da te” e di approvvigionarsi di coltelli, era composta da 5 donne e 3 uomini No Vax, e, secondo gli investigatori, avevano ipotizzato di compiere azioni violente nel corso delle manifestazioni contro i provvedimenti del Governo sul Green pass, in particolare durante il raduno a Roma di sabato prossimo. Volevano condizionare la politica governativa e istituzionale in tema di campagna vaccinale. Una la chat di Telegram incriminata, seguita da 200 utenti, ritenuta violenta. La Polizia ha eseguito le perquisizioni a Milano, Bergamo, Roma, Venezia, Padova e Reggio Emilia. Durante le operazioni, sarebbero state trovate due pistole, due tirapugni, una katana, uno sfollagente e dello spray al peperoncino. In particolare, a casa di 53enne residente in provincia di Bergamo personale della Digos e della Postale ha recuperato le due armi da fuoco, detenute regolarmente con in licenza per uso sportivo. Dall’analisi dei dispositivi elettronici è risultato poi che l’uomo volesse acquistare di altre pistole. Un altro indagato è stato invece trovato in possesso di due tirapugni, comprati online dopo che – stando alle indagini – tre armerie contattate per telefono gli avevano detto che la vendita era illegale. Infine da uno originario di Reggio Emilia aveva la katana, lo sfollagente e lo spray.
Gli otto indagati, che hanno una età che va dai 53 anni ai 33 anni, avrebbero voluto anche creare disordini nel corso della visita, che poi fu annullata, del ministro della Sanità Roberto Speranza a Padova, che era in programma per il 2 settembre.
Le indagini, coordinate dalla procura di Milano, sono state condotte dalla Digos e dalla Polizia Postale. Oltre alle abitazioni degli indagati, i controlli hanno riguardato pc, cellulari, tablet e account social. Le perquisizioni, come si legge nel decreto, riguardano documenti di qualsiasi natura e dispositivi utili alla ricostruzione dei fatti e della responsabilità. Si cercano anche “armi” e elementi “riguardanti i rapporti tra gli indagati e tra questi e altri soggetti che potrebbero aver concorso all’istigazione alla commissione di delitti connotati dalla violenza contro persone e cose” e per la “delineazione dei rispettivi ruoli”.
Gli indagati sono stati individuati nel corso di un’operazione della Polizia contro alcune delle frange più scalmanate in Lombardia (otto le perquisizioni soltanto a Milano) e in Italia.
Stefania Losito