La riforma sul premierato “potrebbe ridimensionare l’utilizzo costante” da parte del presidente della Repubblica “di poteri più grandi di quelli che originariamente la Costituzione prevedeva” per la sua figura. E’ bufera sulle parole del presidente del Senato Ignazio La Russa. All’attacco le opposizioni, col Pd che accusa il presidente del Senato di aver
“gettato la maschera”. Se lui avesse avuto “una bacchetta magica” avrebbe “previsto senz’altro l’elezione diretta del
Presidente della Repubblica”, seppur con “tutti i contrappesi del caso”, ma siccome non tocca a lui decidere, da solo,
riconosce che quella messa in campo dal governo per il premierato è senz’altro un’ottima riforma, la “meno invasiva”,
“il minimo che si potesse fare”. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, nel suo incontro con la stampa parlamentare
per il tradizionale scambio di auguri per le feste, ne ha per tutti.
Secondo La Russa “i poteri costituzionali del Presidente della Repubblica non verranno intaccati” dalla riforma, nel senso che “nessuno degli articoli” che li riguardano verrà modificato. Ma, aggiunge, “c’è una Costituzione materiale ormai che attribuisce” al Capo dello Stato “poteri più grandi di quelli che originariamente la Costituzione prevedeva e un’elezione diretta del presidente del Consiglio potrebbe ridimensionare l’utilizzo costante di questi ulteriori poteri, ridimensionarli non eliminarli”. “Sarebbe un atto di salute per la nostra Costituzione – osserva – non un atto di debolezza, perché lascerebbe ai presidenti della Repubblica quei compiti che i padri costituenti vollero in larga
parte e che i presidenti hanno dovuto meritoriamente allargare nel tempo per supplire alle carenze della politica, tra le quali quella della necessità della politica di difendersi dalla durata troppo breve dei governi”.
“La Russa dice che il Presidente della Repubblica agisce al di fuori della Costituzione – incalza Bonelli dei Verdi – un attacco così diretto al Capo dello Stato non può che richiedere dimissioni immediate”. Ma il presidente del Senato si difende e, in una nota, riporta parola per parola quanto detto ammettendo di dimenticare “sempre che quando si parla di riforme bisogna stare attenti a chi non capisce per analfabetismo costituzionale o a chi fa finta di non capire per inveterata malafede”. Quindi, ribadisce il suo “totale rispetto” verso Mattarella che “è tanto ovvio quanto conclamato”. Il capogruppo Dem al Senato, Francesco Boccia, avverte: “Giù le mani dal Capo dello Stato”, definendo “un disegno pericoloso” quello che “porta avanti” la riforma sul premierato cioè “depotenziare il ruolo del presidente della
Repubblica, modificare l’equilibrio tra i poteri”. S La Russa parla anche del ruolo del Parlamento assicurando come la “sua compressione” per colpa di decreti e voti di fiducia sia un problema “endemico” e come non si escluda che nella riforma possano essere inseriti “correttivi” per ridare centralità alle Camere. A suo avviso, comunque, “la seconda parte della Costituzione va cambiata” non solo perché lo prevede il programma con il quale si sono vinte le elezioni, ma
anche per garantire maggiore durata ai governi e per evitare il più possibile che arrivi a Palazzo Chigi chi non è stato eletto. Per quanto riguarda la possibilità che Giorgia Meloni si candidi ovunque come capolista per le Europee ricorda che “anche Berlusconi lo fece sempre”.
Intanto finirà davanti al giurì d’onore della Camera la disfida dei fax sul Mes tra M5s e Meloni, con Conte che ha chiesto l’istituzione della commissione denunciando “menzogne denigratorie” da parte della premier.
Stefania Losito