Blitz della polizia a Foggia contro il racket delle estorsioni: tre i provvedimenti di fermo eseguiti all’alba a carico di altrettanti soggetti, tutti già noti alle forze dell’ordine, accusati di tentata estorsione, danneggiamento, detenzione e porto di pistola, tutti aggravati dal metodo mafioso. La Direzione distrettuale antimafia di Bari, sulla base di gravi indizi di colpevolezza raccolti dalla squadra mobile, ha scoperto che gli indagati, ritenuti vicini alla criminalità mafiosa locale, a gennaio scorso avrebbero preteso 2.500 euro da un imprenditore locale, paventando la vicinanza mafiosa con la batteria criminale Moretti – Lanza – Pellegrino.
A febbraio scorso, in seguito al mancato versamento della somma di denaro, avrebbero esploso diversi colpi d’arma da fuoco verso il box dell’abitazione dell’imprenditore. Circostanza, questa, riscontrata dal sopralluogo della polizia, nel corso del quale sono state ritrovate tre ogive calibro 7.65 e due bossoli. Le perquisizioni effettuate hanno poi consentito di ritrovare due cartucce inesplose, dello stesso calibro di quelle utilizzate per compiere l’atto intimidatorio,
all’interno di una autovettura riconducibile ad uno degli indagati e fittiziamente intestata a terzi.
Uno dei destinatari del provvedimento di fermo emesso dalla Dda di Bari, è elemento di spicco della criminalità organizzata locale, proprio della batteria mafiosa Moretti – Lanza – Pellegrino. In particolare, in un’altra operazione, è stato destinatario di una misura cautelare con l’accusa di aver riscosso il provento delle estorsioni a danno dei commercianti ambulanti del mercato cittadino di Foggia per conto della batteria mafiosa.
Tra gli indagati figura Giuseppe Perdonò, il pregiudicato di 34 anni che la notte di capodanno del 2021, esplose in aria, mentre si trovava per strada, alcuni colpi di pistola urlando: “Buon anno a tutta la malavita di Foggia”. Le immagini fecero il giro del web e divennero virali. Perdonò è stato fermato insieme ad Andrea Carella, 26 anni, e Fabio Bernardo, di 31, con le accuse di tentata estorsione, danneggiamento, detenzione e porto di pistola, tutte aggravate dal metodo mafioso. “Devi aggiustare la situazione”, avrebbero detto i tre pretendendo la somma di denaro dalla vittima.
Bernardo e Carella, nel gennaio scorso – secondo l’accusa – avvicinarono la vittima del tentativo di estorsione dicendole che al telefono “in video chiamata c’era Rocco Moretti, figlio di Pasquale”, ritenuto dagli inquirenti al vertice dell’omonimo clan, che voleva parlarle. “Io – ricostruisce la vittima, secondo quanto è riportato nel decreto di fermo – scostai il telefono e dissi che non lo conoscevo e non volevo parlare con lui. In viva voce sentivo la persona da loro chiamata Rocco Moretti che mi diceva che dovevo cacciare i soldi”. Al rifiuto della vittima i due si sarebbero innervositi e si sarebbero allontanati in sella ad uno scooter dicendo alla vittima che “adesso doveva aspettarsi dei dispetti”. Il 16 febbraio scorso, a seguito del mancato versamento della somma di denaro pretesa, 2.500 euro, gli indagati avrebbero esploso diversi colpi d’arma da fuoco contro il box del commerciante. Sul posto i poliziotti recuperarono tre ogive calibro 7.65 e due bossoli.
L’indagine (salva la successiva verifica giurisdizionale del quadro indiziario) ha evidenziato i collegamenti, anche basati
su vincoli di parentela, degli altri due soggetti con lo stesso clan.
L’accertamento riguarda fatti accaduti in un periodo in cui la città di Foggia veniva colpita da una serie di attentati
intimidatori. Si tratta della seconda operazione relativa a questi fatti: la prima è stata portata a termine il 17 febbraio
scorso nei confronti dei soggetti ritenuti autori dell’attentato in danno dell’attività commerciale Poseidon.
Stefania Losito