Il Vaticano riapre il caso sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, avvenuta nel giugno del 1983. In base a quanto si è appreso, la riapertura del fascicolo è avvenuta in seguito alle varie istanze presentate da Pietro Orlandi, fratello di Emanuela.
A distanza di 40 anni, il caso resta ancora avvolto nel mistero. Figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia, della ragazza, all’epoca 15enne si sono perse le tracce il 22 giugno 1983. Negli anni, una serie di piste sono state battute, senza giungere mai ad una soluzione definitiva. Nel luglio 2005, una telefonata anonima giunta alla trasmissione “Chi l’ha visto?” invita ad indagare su chi è sepolto nella basilica di Sant’Apollinare. Il corpo appartiene a Enrico De Pedis, detto Renatino, boss della Magliana.
In seguito alla scoperta, la figura di De Pedis ha sempre avuto un ruolo centrale. Tra i passaggi più significativi, vi sono le dichiarazioni Sabrina Minardi, compagna del boss. In una versione agli inquirenti, racconta che Emanuela è stata sequestrata e uccisa. Ma la donna cade spesso in contraddizione negli incontri con i magistrati. Dichiarazioni inattendibili, come quelle di Alì Agca, l’uomo che sparò a Papa Giovanni Paolo II. Si arriva così al 2020, quando tramonta anche l’ipotesi che i resti ritrovati nel cimitero Teutonico appartengano alla ragazza.
Michele Paldera