
Tra le regioni meridionali, però, c’è chi se la cava meglio, come la Puglia
Al Sud i giovani non sanno fare i conti come al Nord. Un liceale del Mezzogiorno è indietro di due anni nell’apprendimento della matematica rispetto ad un collega della sua stessa età che vive al nord. E, se lo studente
frequenta un professionale, il divario è addirittura di tre anni. E’ quanto emerge dallo studio “Divari scolastici in Italia. Una indagine sulle differenze di apprendimento nei territori e tra le scuole”, promosso da Fondazione Agnelli e Fondazione Rocca, presentato alla Camera dei Deputati. Tra le regioni meridionali, però, c’è chi se la cava meglio, come la Puglia. Questo perché le differenze non riguardano solo la territorialità, ma anche il divario ‘fra le scuole’ e ‘dentro le scuole’: ad esempio, a parità di altre condizioni, chi frequenta il liceo classico o linguistico ha uno svantaggio rispetto al liceo scientifico, misurabile in 14 punti Invalsi in matematica in meno. Di qui il suggerimento di una ‘autonomia accompagnata’. “La ricerca mostra grandi divari, ma anche che le singole scuole, nella loro autonoma capacità di
organizzazione, possono fare la differenza – ha commentato Gianfelice Rocca, presidente di Fondazione Rocca – per la scuola italiana, il tema non è aumentare il numero di insegnanti o di risorse, tra i più alti d’Europa, ma incidere sull’organizzazione”.
Le ragazze – rileva ancora lo studio – fanno più fatica in matematica ma spiccano in italiano; gli stranieri di prima e
seconda generazione soffrono di più in entrambe le materie. Il report ha confermato la forte relazione tra condizioni di
contesto socioeconomico e culturale delle regioni e i relativi risultati di apprendimento.
Per i relatori, un rimedio potrebbe arrivare da una migliore organizzazione che ogni scuola si dà sulla base degli spazi di autonomia. Ma è necessario anche ripensare la struttura didattica della scuola superiore, per dare a tutti un più robusto e comune livello di competenze di base, indipendentemente dall’indirizzo scelto.
“L’indagine – ha detto Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli – ci fa capire più a fondo le cause dei divari di apprendimento, non fermandosi alla manifestazione più visibile: i divari fra i territori. Abbiamo, ad esempio, visto
quanto contino nella secondaria di II grado le differenze che dipendono dall’indirizzo di studio. Un impatto eccessivo, che va limitato”.
Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, dal canto suo, ha illustrato quanto il dicastero sta facendo e sta ottenendo per diminuire i divari, già scesi in modo significativo, e ha annunciato che l’Intelligenza artificiale per la personalizzazione della didattica, introdotta in 4 regioni, verrà ulteriormente estesa il prossimo anno.
Stefania Losito