Lo smart working ammazza il desiderio
Uno studio recente della rivista scientifica “The Journal of Sex Research”, ha messo al centro delle osservazioni dei ricercatori come le popolazioni coinvolte dall’ pandemia hanno vissuto il sesso tra il 2020 e il 2021. In particolare sotto la lente di ingrandimento degli studiosi sono finiti i giovani adulti del Regno Unito.
I soggetti coinvolti nello studio – 565 persone, tutte tra 18 e 32 anni – erano volontari reclutati attraverso un sito Internet secondo il cosiddetto “campionamento di convenienza”.
Stando alle dichiarazioni raccolte, il totale delle persone che hanno praticato attività sessuale durante il lockdown è diminuito rispetto a prima della pandemia. La diminuzione maggiore ha interessato l’attività sessuale con un partner: il 25,5 per cento degli intervistati ha smesso durante il lockdown.
Riguardo i soggetti che hanno continuato ad avere una vita sessuale durante il lockdown, è stato osservato che un terzo delle persone ha vissuto una diminuzione della frequenza del sesso con il partner.
Non c’è dubbio che le restrizioni che la popolazione ha vissuto abbiamo influito sui comportamenti sessuali e sul cambiamento degli stessi.
Il Kinsey Institute, un istituto americano di ricerche sulla sessualità umana presso l’Università dell’Indiana, ha condotto uno studio su circa 1500persone, interrogandole sull’impatto della pandemia sulla loro vita sessuale.
Quasi la metà degli intervistati ha riferito sia un calo della frequenza dei rapporti sia un calo dell’autoerotismo. Circa un partecipante su cinque ha poi riferito di aver introdotto nuove pratiche nella propria vita sessuale, come per esempio il sexting (l’invio di testi, immagini o video sessualmente espliciti tramite smartphone o altri dispositivi).
I motivi? Nel caso delle coppie conviventi, secondo i ricercatori, lo smart working non ha dato più possibilità di avere rapporti. Al contrario, vivere più tempo insieme ha permesso di confrontarsi con aspetti che non piacciono o irritano del partner.
Angela Tangorra