“Sono stato un sindaco di rottura, ho scoperto i coperchi di troppe pentole, sono stato troppo con la schiena dritta. Lo so e non me ne pento. Vado a casa a testa alta. Manfredonia, nel foggiano, aveva bisogno di discontinuità e energie nuove per ripartire davvero, evidentemente non era l’obiettivo principale e l’interesse anche di qualcuno a me vicino”. Lo ha detto il sindaco di Manfredonia, Gianni Rotice, a capo di una giunta di centrodestra, sfiduciato da 14 consiglieri che si sono dimessi determinando lo scioglimento del consiglio comunale.
“Il mio orizzonte – prosegue – è sempre stato il bene comune e non aspetti elettoralistici e/o di altra natura economica o di mantenimento di atavici equilibri. Con caparbietà e con scelte impopolari, siamo venuti a capo di diverse ed ingarbugliate questioni amministrative che affannavano l’operatività della tecnostruttura. Un Comune in riequilibrio finanziario per 30 milioni di euro fino al 2046 e che ereditava un commissariamento per scioglimento per mafia. Non ho nulla da recriminare sul mio operato, ma tante cose da raccontare ai cittadini. Lo farò presto con la mia solita schiettezza e semplicità”. “Andare a casa per un patto tra chi è al governo e le forze di opposizione – conclude – è innaturale, ma forse è uno degli episodi più normali tra quelli accaduti”.
A questo punto si va verso la nomina di un commissario in attesa del primo turno utile per le elezioni.
Stefania Losito