
Sul web le immagini di Sinner che corre ad abbracciare la mamma e quella in cui si tuffa tra quelle del padre a occhi chiusi
“Siglinde una di noi”, si legge sui social nei post delle madri italiane che commentano l’espressione della mamma di Jannik Sinner durante la finale di Wimbledon del figlio. La faccia tra le mani, i capelli arruffati e le treccioline legate con le pinzette, gli occhiali scuri, le labbra serrate. Tutti hanno vissuto l’ansia materna nei tre match point. La psicologa Antonella Elena Rossi chiarisce le ragioni di una percezione collettiva di quanto quella famiglia abbia contato nei risultati del campione che a 13 anni lasciò San Candido per trasferirsi da solo a Bordighera, all’accademia di Riccardo Piatti. Quando Jannik vinse il primo dei suoi quattro Slam, l’Open d’Australia, disse: “Auguro a tutti i bambini di avere dei genitori come i miei che mi hanno lasciato libero di scegliere”. E così anche nella vittoria a Wimbledon, dove ha ammesso che la sua felicità era maggiore perché ha compiuto l’impresa davanti alla famiglia.
Sul web scorrono le immagini di Sinner che corre ad abbracciare la mamma, che la accarezza teneramente, e quella in cui si tuffa tra quelle del padre abbandonandosi sulla sua spalla a occhi chiusi. La foto di un bravo ragazzo, “figlio di famiglia”.
“Quella foto sintetizza come Sinner sia riuscito a diventare un campione anche grazie alla sua famiglia – spiega Rossi – il lasciarsi andare tra le braccia del papà può far pensare a un atteggiamento infantile, invece è un passaggio di testimone da uomo a uomo, da un padre che non ha spinto il figlio costringendolo al tennis come è stato per Andre Agassi, ma che ha creduto in lui, lasciandolo libero di diventare l’uomo che voleva. Abbandonandosi in quel modo tra le sue braccia Sinner gli ha detto, senza parlare, che il percorso era compiuto”. Abituati all’autobiografia “Open” di Agassi, in cui racconta l’atteggiamento del padre duro e alle volte irragionevole, che gli ha trasmesso amore-odio per il tennis, gli italiani si sono trovati spiazzati dalla nuova tradizionale famiglia tutta abbracci e partecipazione spontanea degli altoatesini. Fuori dal triste e scontato luogo comune secondo cui i più “affettuosi” siano a sud dello Stivale.
Se Sinner è diventato l’esempio da seguire per i bambini, tennisti e non, secondo la psicologa dovrebbero esserlo anche Hanspeter e Siglinde: “Perché rappresentano un modello genitoriale raro che crede nei propri figli, mantenendo la giusta distanza – analizza – in un’Italia dominata da genitori spazzaneve, che aprono la strada ai loro bambini, loro hanno lasciato Jannik libero di cadere e di rialzarsi, sviluppando la sua resilienza. E’ un po’ quello che e’ successo dopo la sconfitta al Roland Garros: Jannik ha spiegato che per vincere a Wimbledon e’ ripartito dagli errori parigini”.
Affascinante anche la scelta di Hanspeter e Siglinde che solo da pochissimo hanno lasciato il rifugio della Val Fiscalina dove lui era il cuoco e lei serviva ai tavoli, nonché i loro look: “Lei ha 59 anni, lui 61 ma non si vestono da ragazzini come tanti adulti della loro età – chiarisce – diversamente da altre mamme di campioni lei non si è presentata a Wimbledon sfoggiando cappelli o appena uscita dal coiffeur, ma come una mamma che va a vedere il figlio nel
torneo giovanile al circolo sotto casa”. Per moltissimi italiani, oggi, non è più “la famiglia del Mulino Bianco”, come vista negli spot per decenni, ma è la “famiglia Sinner” la vera felicità.
Stefania Losito