
Nei prossimi tre anni il 35% delle imprese del Sud ha in programma di investire in tecnologie 4.0, basate sul digitale avanzato, contro il 32,8% della media nazionale. È quanto emerge da un’indagine condotta da Unioncamere su un campione di 4500 imprese con addetti tra cinque e 499 unità. Le imprese femminili mostrano una difficoltà maggiore nel recuperare terreno sulla digitalizzazione. Appena il 30%, si legge nell’indagine, punta a investire in questo tipo di tecnologie entro il 2027. A pianificare nuovi investimenti sono soprattutto le imprese manifatturiere (40,6%) e, più in generale, le grandi realtà produttive (67,6%). Molte imprese, il 56%, investono in questa direzione, secondo Unioncamere, con l’obiettivo di aumentare l’efficienza interna riducendo i costi. Le altre motivazioni sono il miglioramento dei livelli qualitativi della produzione (per il 21,9% delle imprese, quota che sale al 23% per quelle di piccole dimensioni) e per accedere agli incentivi (12,3%, che diventa 14,3% nel caso delle piccole imprese). Tra gli ostacoli a introdurre tecnologie digitali avanzate c’è soprattutto la carenza di competenze interne aziendali. Il 27,7% delle imprese fatica a gestire i rapporti con università o centri di ricerca e a seguire le procedure necessarie per ottenere gli incentivi. Le altre difficoltà sono legate alla mancanza di risorse finanziarie interne (25,9%, che diventa 28,2% per le piccole imprese) e i costi troppo elevati delle tecnologie (18,4%). Il 29,4% delle imprese investe in simulazione tra macchine connesse per aumentare l’efficienza dei processi produttivi. Seguono gli investimenti in robotica (24,8%) e quelli in cyber-security (22,8%).
“Le imprese del nostro Paese”, sottolinea Giuseppe Tripoli, segretario generale di Unioncamere, “devono recuperare un gap sul fronte dell’innovazione e del digitale. In questo quadro i segnali di recupero provengono dal Mezzogiorno e sono molto importanti e certamente di buon auspicio per il futuro”.
Vincenzo Murgolo