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Terremoto in Turchia e Siria, nuova scossa da 7.5 dopo quella della notte di 7.9

Ci sono almeno 1.500 vittime in Turchia, in Siria altre 800

Due violente e distruttive scosse di terremoto hanno colpito il sud della Turchia e il nord della Siria. La prima, alle 2:17 della notte, ha toccato una magnitudo 7.9. La seconda, intorno alle 11:30 del mattino, 7.5. Nel mezzo tantissime altre scosse di assestamento di magnitudo tra i 4.5 e i 5.5, almeno un centinaio.

Secondo la Cnn, il bilancio odierno è, finora, di almeno 2.300 vittime nei due Paesi , incluse le zone controllate dai ribelli in Siria. Ma le vittime sono destinate ad aumentare: l’USGS, che assegna al sisma di questa notte il rischio ‘rosso’, attribuisce infatti un 47% di probabilità a un numero di morti compreso tra 1.000 e 10.000.

Il terremoto si è verificato all’estremità settentrionale della zona tra la Faglia Est Anatolica e la Faglia del Mar Morto. Nonostante la relativa quiescenza sismica di questa area, la Turchia meridionale e la Siria settentrionale hanno subito in passato terremoti significativi e distruttivi, come quelli del 859 d.C., del 1124 (Ms 6.9) e del 1513 (Ms 7.4). Al confine con la Siria, nei pressi della città di Aleppo, è da ricordare anche il terremoto del 13 agosto 1822 (Ms 7.4) che provocò un numero di vittime stimato tra 20.000 e 60.000.

Il presidente siriano Bashar al Assad ha convocato a Damasco una riunione d’emergenza del governo e dei capi delle
agenzie della protezione civile e della sicurezza per coordinare gli interventi, mentre in entrambi i Paesi proseguono senza sosta le ricerche dei dispersi. Nelle ultime ore, la protezione civile della regione nord-occidentale siriana di Idlib,
fortemente colpita dal terremoto di questa notte, ha dichiarato tutto il nord-ovest della Siria una “zona disastrata”. Interi villaggi delle zone fuori dal controllo del governo centrale di Damasco, sono stati rasi al suolo, in particolare nelle zone piu’ vicine al confine turco, si legge nel comunicato della Protezione civile siriana.

Secondo Erdogan, 2.818 edifici sono crollati nel Paese. Il precedente grande disastro in Turchia risale a 84 anni fa, quando un terremoto colpi’ Erzincan, provocando la morte di circa 33.000 persone. Nel 1999 il Paese fu colpito da un altro violento sisma – di magnitudo 7.6 – che uccise più di 17.000 persone. In Turchia si contano almeno 1.014 morti e circa 5.385 feriti. Il terremoto, definito dal presidente turco “il piu’ grande disastro nel Paese dal 1939”, ha visto la mobilitazione della comunita’ internazionale. “L’Italia e’ vicina ed e’ pronta a mettere a disposizione la Protezione Civile”, annuncia il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani che assicura che “nella zona dove c’e’ stato il sisma piu’ forte 21 italiani stanno tutti bene” cosi’ come i 168 connazionali che vivono in una zona piu’ ampia. Un primo team Usar (urban search and rescue) dei Vigili del Fuoco, fa sapere il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio, e’ pronto a partire dall’aeroporto di Pisa. Da Foggia, dove ha partecipato a un Comitato per la Sicurezza, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha annunciato: “Abbiamo già pronte le risorse e squadre dedicate per la ricerca in contesti urbani drammatici come quelli che si sono verificati. Esprimo solidarieta’ e vicinanza al governo e al popolo turco. Noi italiani sappiamo bene cosa vuol dire vivere drammi di questo tipo quindi ci predisponiamo per il meglio per essere partecipi di ogni aiuto. Abbiamo gia’ un modulo pronto dei vigili del fuoco, piu’ altre risorse di natura tecnologica, siamo pronti a partire non appena ci sara’ il consenso del paese aiutato. E’ questione di ore”.

“L’Ue e’ pronta ad aiutare”, ha annunciato in un tweet l’Alto Rappresentante per la Politica Estera Josep Borrell. Sostegno e’ stato annunciato anche dal premier britannico Rishi Sunak, dal presidente francese Emmanuel Macron e dal cancelliere tedesco Olaf Scholz mentre Madrid ha attivato l’unita’ militare di emergenza e il trasporto aereo urgente per dare sostegno alle ricerche.

Usa e Russia per la prima volta sono sulla stessa lunghezza d’onda. “Sono profondamente rattristato dalla devastazione causata dal terremoto in Turchia e in Siria. Ho detto alla mia squadra di continuare a monitorare la situazione, coordinarsi con la Turchia e fornire tutta l’assistenza necessaria”, ha twittato il presidente Usa Joe Biden.  Il presidente russo, Vladimir Putin, ha invece avuto una conversazione telefonica con l’omologo siriano, Bashar al Assad, il quale ha accettato l’offerta di aiuti perrispondere all’emergenza creata dal devastante sisma che ha colpito il Paese e la Turchia. Come riferito dal Cremlino, i soccorritori del ministero delle Emergenza russo partiranno presto per la Siria. Putin ha in programma di avere un colloquio nella giornata di oggi anche col presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. Lo riporta la Tass. Il Regno Unito sta inviando “aiuti immediati” alla Turchia colpita dal sisma, a partire da una
squadra di soccorso con 76 specialisti, insieme ad attrezzature e cani. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri britannico James Cleverly su Twitter. Il team arrivera’ oggi in tarda serata a Gaziantep, nel sud-est del Paese. Cleverly ha aggiunto che Londra e’ “pronta a fornire ulteriore assistenza”. Inoltre per quanto riguarda la Siria, altro Paese interessato dal terremoto, l’organizzazione dei White Helmets “finanziati dal Regno Unito ha mobilitato le proprie risorse per intervenire”.

Il sisma aveva causato anche un’allerta rossa, poi rientrata, per possibile maremoto sulle coste italiane, in particolare quelle del Sud, comprese Puglia e Basilicata.

IL CORDOGLIO DI PAPA FRANCESCO – Papa Francesco è rimasto “profondamente addolorato per l’ingente perdita di vite” provocata dal terremoto nella zona del sud-est della Turchia, assicurando a tutti i colpiti “la sua vicinanza spirituale”. E oltre alla sua “vicinanza” e al suo “cordoglio”, esprime incoraggiamento al personale di soccorso. Analoghi sentimenti il Pontefice li manifesta anche per le vittime causata dal terremoto nella zona del Nord-Ovest della Siria. Lo si legge in due telegrammi inviati, a nome del Papa, dal cardinale Pietro Parolin ai nunzi apostolici in Turchia e in Siria, mons. Marek Solczynski e card. Mario Zenari. 


Gianvito Magistà (aggiornamenti di Stefania Losito)

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