In Italia il divario di genere nelle materie Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics)
pesa ancora tanto. Lo raccontano i dati di un’indagine condotta da Save The Children ed elaborati dall’Istat, riportati dal sito Skuola.net in occasione della sesta giornata delle donne e delle ragazze nella Scienza, un’iniziativa promossa e istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2015.
Solo il 16,5% delle giovani donne italiane si laurea in facolta’ ‘tecniche’, contro il 37% dei maschi. Si tratta di numeri superiori alla media europea, ma non per questo sono soddisfacenti. Un divario che affonda le sue radici ben prima dell’universita’: se, ad esempio, viene chiesto a un gruppo di bambini di disegnare uno
scienziato, solo 1 su 3 lo disegnera’ donna. Una percentuale che, peraltro, si riduce sensibilmente con l’avanzare dell’eta’: se viene chiesto ad un gruppo di ragazze di 16 anni, saranno 3 su 4 a disegnarlo maschio. Infine, se lo chiediamo ad un gruppo di ragazzi coetanei il 98% lo disegnera’ maschio. Questo perche’ gli stereotipi di genere sono molto piu’ diffusi di quanto si possa pensare ancora oggi, soprattutto nel processo di crescita dei giovani. La riprova sta nel fatto che appena 1 ragazza su 8 si aspetta di lavorare come ingegnere o in professioni scientifiche, a fronte di 1 su 4 tra i maschi.
Gli stereotipi di genere iniziano a scuola: già dalla scelta del liceo o della facolta’ universitaria, si avverte
chiaramente che il gender gap si fa sentire. Tra i diplomati nei licei i ragazzi sono piu’ presenti in quelli scientifici (il 26% di tutti i diplomati rispetto al 19% delle ragazze), mentre solo il 22% delle ragazze si diploma in istituti tecnici, quasi la meta’ rispetto ai maschi (42%); dati, questi, che si riferiscono all’anno scolastico 2018-2019. Percentuali basse si riscontrano anche all’ambito universitario, come abbiamo visto. Un lungo percorso non privo di ostacoli, quello che le giovani aspiranti donne nella scienza devono affrontare, che naturalmente si riflette nel mondo del lavoro: nelle aree STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Matematica), le giovani rappresentano il 41% dei dottori di ricerca, il 43% dei ricercatori accademici, solo il 20% dei professori ordinari e tra i rettori italiani solo il 7% sono donne (come riportato dal ministero dell’Istruzione) per l’anno 2020.
La bella notizia arriva da due regioni: se si consultano i dati dell’Eurostat, è che nel 2019 Sardegna e Sicilia impiegato piu’ donne nei settori scientifici delle altre regioni d’Italia: il 37% del totale dei lavoratori di queste aree. A fare da contraltare una rappresentanza piu’ scarsa nel Nord-Ovest e nel Sud d’Italia in
generale, dove ci si ferma rispettivamente al 33% e 34%, mentre il Centro segue il trend positivo delle Isole registrando un 36%, poco sopra al Nord-Est che si attesta al 35%. Con l’Italia che, nel complesso, si aggiudica una media del 34% di donne impiegate come scienziate e ingegnere, con 400 mila donne nel
campo scientifico contro circa il doppio (760 mila) dei colleghi maschi. Una media ancora troppo bassa, anche se si allarga lo sguardo per confrontarla con quella di tutta Europa, dove le donne impiegate in questi settori restano una minoranza, ma acquistano punti percentuali arrivando a circa il 41%.
Angela Tangorra