Il rocker di Zocca in una intervista a Repubblica: “Guccini è un mito. Fabrizio De Andrè è il mio Nobel”
Il teatro prima e l’ispirazione dei grandi della musica italiana, Guccini e De Andrè, poi. Sono stati loro a permettere a Vasco Rossi di diventare quello che è e anche di superare momenti difficili quando era ancora un ragazzo. Il rocker lo racconta in una lunga intervista a La Repubblica in cui annuncia la nascita nella sua Zocca di un corso di teatro sperimentale che partirà a gennaio 2026: «È una cosa che avevo in testa da tempo – dice il cantautore – perché anch’io quando ero giovane ho fatto teatro e pensavo che fosse una cosa importante.>>. E il teatro è stato fondamentale per la sua crescita e, in una certa misura, per salvarlo anche dal bullismo. «Io da piccolo ero stato bullizzato dal punto di vista fisico, come succedeva a tutti quelli più piccoli. E poi anche dal punto di vista psicologico quando sono andato a studiare a Modena, che per me era una città perché io venivo dai monti.». Il teatro sperimentale invece gli ha permesso di scoprire molto di quello che aveva dentro, sin dalle primissime esperienze, quando uno dei suoi primi maestri gli chiese di urlare << Ho urlato più forte che potevo e sono rimasti tutti a bocca aperta.>> Una svolta. Un’altra, ricorda sempre il Blasco nell’intervista, arrivò qualche anno dopo, quando nel frattempo si era trasferito a Bologna, suonava già la chitarra: <<Suonavo, sempre le canzoni degli altri naturalmente: Battisti, De André, De Gregori, Guccini. Il grande Guccini. Per me è stato un mito assoluto». Il suo più grande punto di riferimento, però, rivela Vasco, è Fabrizio De Andrè, al quale è rimasto legato profondamente..
Mauro Denigris
