“Giacomo Campo è rimasto vittima del suo lavoro due volte: perché la procedura di sicurezza è stata eseguita in maniera sbagliata, e perché è stata messa a repentaglio la sua vita per rimettere in marcia un reparto e non perdere profitto”. Sono le parole del segretario tarantino della Cgil Filcams, Giovanni D’Arcangelo, referente dei lavoratori della Steel Service, l’azienda appaltatrice del siderurgico per cui lavorava il 25enne di Roccaforzata (Ta) a tempo determinato. Giacomo, sabato scorso, è stato stritolato da un nastro trasportatore, svolgendo manualmente un lavoro di riparazione urgente – dice D’Arcangelo a Radionorba – che dovrebbe essere fatto sempre con l’ausilio di un mezzo meccanico, in particolare di una gru che doveva fare da contrappeso al rullo. Il nastro trasporta combustibile all’altoforno 4 e deve funzionare perché la produzione non si fermi. Quel giorno l’operaio aveva il turno di riposo, ma era corso in fabbrica dopo la chiamata della ditta. Doveva riparare velocemente il nastro. Ma l’incidente poteva essere previsto, pur nell’emergenza? “Certamente. Ecco perché devono essere accertate le responsabilità – ha spiegato il sindacalista – e ne parleremo mercoledì nell’incontro a Roma con i commissari straordinari. Perché non c’era la gru?”. Anche per rispondere a questa domanda, prosegue l’inchiesta della Procura ionica che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo, iscrivendo nel registro degli indagati – al momento – 12 persone, tra rappresentanti dell’Ilva e della Steel Service.
Stefania Losito