Milanese, 27 anni, di mamma palermitana, già 13 anni di carriera all’attivo come rapper. Ha anche scritto un libro, condotto programmi in radio e tv. Lui è Emis Killa e al microfono di Veronica e Stefania in diretta su Radionorba ci ha raccontato “Terza stagione”, il suo terzo album.
Emis Killa ci spiega il titolo che ha voluto dare al disco: “A prescindere dalla faccia che ho, la terza stagione è quella in cui una persona si addentra nelle cose della vita, è la vecchiaia ed è uno dei motivi per cui il disco si chiama così. E’ un lavoro che guarda indietro,perché io sono nostalgico”.
Emis Killa ci spiega meglio il senso della vecchiaia e dice: “la vecchiaia non mi fa paura, posso dire che sono già vecchio non nel senso che non esco la sera, ma sono già uno che fa la predica ai ragazzini quando mi scoppiano i petardi sotto casa. Negli ultimi tempi sono cambiato tanto!”, ride.
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Nel suo nuovo lavoro Emis ha usato testi abbastanza espliciti e duri che hanno, inevitabilmente, risvegliato la polemica sui social e non solo. “Ero sicruo che sarebbero esplose le polemiche, soprattutto per la canzone “Tre messaggi in segreteria”.
Il brano tratta il tema del femminicidio, ma dal punto di vista dello stalker: “Nella canzone io interpreto lui che è infastidito dal fatto che la fidanzata non risponda al telefono e decide di andare a casa di lei per farla finita. E’ chiaro che non sono io a parlare ma interpreto i pensieri di questo lui pazzo. Ma evidentemente qualcuno non lo ha capito e da lì è nata la polemica”.
Polemica voluta per dare uno scossone all’opinione pubblica: “Non volevo fare una canzone di denuncia, già c’è e a volte passa inosservata. Volevo dare uno strattone per sensibilizzare la gente e già il fatto che se ne parli in qualche modo è servito”, racconta.
Il suo è un disco autobiografico: “Nel senso che magari non sono tutte cose successe a me, come “Tre messaggi in segreteria”, ma comunque sono temi che ascolto, di cui leggo o sento parlare. A mia difesa ho spiegato che sono convinto di quello che ho fatto, ma non immaginavo che la gente non avrebbe capito che non sono io il protagonista reale della canzone. Si tratta di storytelling ed è uno stile spesso utilizzato nel rap.
Se non avesse fatto il rapper, cosa avrebbe voluto fare Emis Killa? “Da ragazzino volevo fare il meccanico, poi sono arrivate le macchine elettroniche e bisognava studiare e vabbè! Mi piace l’astronomia e se avessi voluto, chissà, magari avrei fatto l’astronauta!”
Emis Killa ha fatto di recente un appello perché i genitori dei suoi ascoltatori più giovani controllino i testi del suoi dischi: “Certo! Potrei dire che chi se ne frega …basta che comprino il disco e amen. Ma io ci tengo che non le imparino da me….soprattutto i bambini che ascoltano le mie canzoni. Lo dico ai genitori: magari date prima voi un ascolto….e quelli mi rispondono che tanto prima o poi le impareranno…è vero, ma magari non da me!”, ride.
Angela Tangorra