Raid israeliano mirato contro la famiglia di Yunis Al Astal, membro di Hamas, a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza: sono almeno 18 i morti e 40 persone sono rimaste ferite nell’incursione aerea.
L’esercito israeliano fa sapere che carri armati e la fanteria dell’Idf hanno colpito “numerose cellule terroristiche di Hamas, infrastrutture e postazioni di lancio di missili anticarro” per tutta la notte. I soldati sono usciti dall’area e sono tornati in territorio israeliano, ha confermato l’Idf. l raid della notte scorsa all’interno della Striscia con i tank e i soldati è il primo del genere dall’avvio delle ostilità. In precedenza erano entrati – e poi usciti – dei commando con l’obiettivo di localizzare ostaggi, individuare corpi di israeliani uccisi durante l’attacco dello scorso 7 ottobre, acquisire informazioni ed eliminare sacche di resistenza sul bordo della Striscia.
“L’invasione di terra a Gaza ci sarà – ha annunciato ieri il premier israeliano Netanyahu – non si sa quando e come, ma avverrà”. A suo dire l’unica via per eliminare Hamas e liberare gli ostaggi è entrare nell’enclave palestinese. Secondo il presidente americano Joe Biden “la rabbia di Israele dopo gli atroci attentati è comprensibile, Israele ha il diritto e il dovere di difendersi e noi faremo in modo che abbia gli strumenti necessari. Ribadisce tuttavia l’invito ad Israele ad agire “in conformità con le leggi di guerra”. Secondo il Wall Street Journal, Israele avrebbe accettato la richiesta americana di ritardare l’invasione di Gaza così da consentire agli Stati Uniti di spostare missili nell’area. Ieri sera la Difesa aerea israeliana ha intercettato un missile terra-aria lanciato dal Libano contro un drone. In risposta, gli aerei dell’Idf hanno colpito la base di lancio. Biden ha sentito ancora Netanyahu su Gaza e ostaggi. Il rilascio di un significativo numero di ostaggi in mano di Hamas a Gaza potrebbe avvenire “in pochi giorni”, hanno detto fonti israeliane e straniere citate da Haaretz. Una di queste ha aggiunto che le due parti sperano di definire l’accordo “in due giorni, forse anche meno in base all’andamento dei negoziati”.
Una fonte al corrente delle discussioni ha poi aggiunto che Israele vuole chiudere il dossier al più presto nel timore che
il rimanere coinvolti in una guerra all’interno della Striscia ostacolerebbe la possibilità di rilascio degli ostaggi in una
fase successiva.
Gli “avvisi anticipati” emessi dall’esercito israeliano alle popolazioni affinché evacuino le aree che intende prendere di mira “non fanno alcuna differenza”: “Nessun luogo è sicuro a Gaza”, si legge in un comunicato della coordinatrice degli Affari umanitari dell’Onu per i territori palestinesi, Lynn Hastings.
Stefania Losito